Da qualche tempo fra Cristoforo Bosio abita nel nostro convento dei Santi Bartolomeo e Stefano di Bergamo, ma per molto tempo ha abitato presso il convento di Santa Maria di Castello a Genova. Fra Cristoforo è “fratello cooperatore”, questo è il nome con cui si distinguono, all’interno della nostra famiglia religiosa, quei fratelli che non diventano preti, ma si mettono a disposizione in forza della propria professione religiosa. Fra Cristoforo ha un piglio vivace, ed ama esprimere ciò che pensa, nel suo volto ancora fresco e nell’espressione sorridente. Da sempre ha lottato affinché i fratelli cooperatori potessero giungere ad una maggiore dignità e ad una piena pariteticità.

Perché è importante per te essere fratello cooperatore?
Da un po’ di tempo mi dibatto perché venga tolta la parola “cooperatore” come specifica della nostra dimensione religiosa, perché siamo tutti frati e religiosi, anche se alcuni non sono sacerdoti. Chi è sacerdote può accedere ad incarichi che il semplice religioso può non avere, ad esempio, può diventare priore. Ma questo non esclude l’importanza della nostra dimensione religiosa di frati, ed anzi, rappresenta una sottolineatura specifica proprio dell’importanza della professione religiosa, grazie alla quale apparteniamo all’Ordine dei Predicatori. Dopo il Concilio Vaticano II è stato data maggiore importanza alle pluriformi caratteristiche e ai determinati carismi che emergono dagli istituti religiosi, forse in parte trascurati in precedenza. Come tutti i religiosi e le religiose dell’Ordine dei Predicatori, è la professione che ci contraddistingue.

Come si distingue il fratello nell’ordine domenicano?
Ogni famiglia religiosa ha la sua prerogativa, ma noi domenicani abbiamo quella della predicazione. Molti religiosi nell’Ordine, che non sono sacerdoti, in forza della professione religiosa compiono la loro missione e insegnano. Io predico con internet, in particolare grazie a Facebook. La mia predicazione trasmette, anzitutto, la testimonianza della mia vita, che sono contento di compartecipare a tutti coloro che si mettono in contatto con me.

È possibile proporre ancora oggi la vocazione del fratello nel panorama della vocazione Domenicana?
Certamente che si può proporre, senza questa figura avremmo una esclusiva visione clericale dell’ordine. La vita religiosa domenicana, acquista la sua dimensione specifica anche grazie alla figura del fratello, che ha il compito di “pro-vocare” la dimensione dell’eguaglianza e della comune dignità nel grave compito della missione, in un mondo dove dominano ancora le diseguaglianze e le prepotenze. Sarebbe parimenti inutile chiamarsi “frati” ed essere insieme una “famiglia”.

Intervista di fra Tommaso Reali