29 ottobre 2015 – Bologna
Con questa conferenza fra Marco Rainini -reggente degli studi, ricercatore in storia del cristianesimo alla Cattolica di Milano e appassionato studioso di apocalittica medievale- ha fornito un nuovo punto di vista sugli inizi degli Ordini mendicanti, frati Minori e frati Predicatori, molto diversi fra loro alla nascita, ma gradualmente assimilati nello svolgersi di un processo avviato e guidato dalla Sede Apostolica. I Minori si definivano, secondo le fonti, “penitenti”, mentre i Predicatori sono definiti come canonici regolari. I primi sono laici e i secondi chierici. Questa è la fondamentale differenza che si coglie già confrontando le figure dei due fondatori: Francesco è un laico, figlio di un mercante, originariamente destinato a seguire le orme del padre, mentre Domenico è un ecclesiastico, un canonico sottopriore del capitolo di Osma, molto stimato dal suo vescovo. I due ordines che fonderanno, l’uno impegnato in una vita di penitenza e di soccorso al prossimo, l’altro dedito a conseguire “la grazia della predicazione e della dottrina” diventeranno progressivamente un unico modello di vita religiosa innovativa. Questo avvenne attraverso un riconoscimento istituzionale che seppe far sì che essi costituissero la risposta alle più urgenti esigenze della Chiesa: in primo luogo – mentre anche fra i Minori cresceva l’importanza dello studio per accedere al sacerdozio – essi potevano agire affermando la sacra autorità del papa come “vicarius Christi”, poi aiutare i vescovi nella predicazione, nelle confessioni e nella lotta contro le eresie, in particolare quella catara. A tutto ciò si aggiunsero alcuni particolari privilegi, destinati prima ai Predicatori e poi anche ai Minori come la possibilità di celebrare la messa su un altare portatile, di fatto al di fuori del controllo diocesano, e di seppellire nelle proprie chiese anche i laici, intessendo così rapporti con le famiglie più influenti anche sul piano politico. Ma mentre Francesco sembra quasi subire le relazioni con le gerarchie, per Domenico tali relazioni sono sistematiche e continuamente cercate. La sua azione è sempre legata a quella dei vescovi e in linea con la volontà espressa dalla Sede Apostolica. Dialogò con Innocenzo III, con Onorio III e soprattutto con Gregorio IX. Al tempo stesso i due Ordini corrisposero anche allo schema ideologico che richiamava le tensioni apocalittiche proprie del XIII secolo e l’attesa degli tempi ultimi. Molti sono i richiami nei documenti emanati da Gregorio IX che rimandano ai due Ordini, i Minori e i Predicatori, come agli operai dell’undecima ora, con riferimento a Matteo 24, 11-14, ma anche a testi veterotestamentari, quali quelli del profeta Zaccaria (6,18) di cui l’abate Gioacchino da Fiore, ben conosciuto anche da Gregorio IX come profeta dell’Anticristo venturo e dei tempi ultimi, si servì nell’elaborazione della sua particolare modalità esegetica. Lo stesso Gioacchino da Fiore aveva vaticinato la venuta di due nuovi Ordini caratterizzati l’uno dalla “libertas amoris contemplationis divine” e l’altro dalla “libertas magisterii” e il papa utilizzerà proprio le sue profezie nelle lettere di canonizzazione sia di san Francesco che di san Domenico. Ma in particolare, la visione ecclesiologica a cui i due Ordini erano stati progressivamente conformati sarà messa alla prova durante gli scontri istituzionali e dottrinali fra Mendicanti e maestri secolari che ebbero per teatro l’università di Parigi. I Mendicanti e i maestri secolari si trovarono su due fronti opposti: non si trattò di banali rivalità accademiche, ma di una vera e propria lotta nei confronti di coloro che si ponevano come i rappresentanti del centralismo papale condotta da chi voleva mantenere l’inquadramento istituzionale vigente e la suddivisone del territorio in diocesi e circoscrizioni. In questa organizzazione i Mendicanti erano certamente percepiti come un corpo estraneo: essi, grazie ai privilegi ricevuti nel tempo, potevano agire indipendentemente dal vescovo diocesano. La situazione divampò e si consumò partendo dalla speculazione apocalittica in cui Mendicanti e secolari rappresentarono se stessi nel ruolo degli operai dell’undecima ora mentre davano agli avversari il ruolo dell’Anticristo. La lotta si concluse con una sostanziale tenuta dei Mendicanti che videro riconosciuti i propri privilegi, confermarono il loro ruolo nella Chiesa proiettandosi verso una sempre più vigorosa affermazione e in particolare divennero protagonisti di un nuovo ministero loro affidato: quello dell’individuazione e del giudizio degli eretici, ossia l’inquisizione.
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