San Domenico, prima di morire, “affidò le monache quali parti del medesimo Ordine alle cure fraterne dei suoi figli” (Costituzione fondamentale delle Monache,1 § I ).
La prima comunità domenicana, fondata da lui a Prouille, era formata da monache e una delle sue ultime preoccupazioni fu la costruzione di un monastero a Bologna: “È assolutamente necessario, fratelli, costruire una casa per le monache, anche se ciò significasse sospendere momentaneamente i lavori nella nostra casa”.
I monasteri domenicani sono affidati a tutti i frati e tutti i frati, a loro volta, sono affidati alla preghiera e alla cura delle monache.
Questa reciprocità è posta al cuore dell’Ordine domenicano. Tutti siamo chiamati ad essere contemplativi. Noi cerchiamo Dio nel silenzio e nella preghiera, nello studio e nel dibattito, nella solitudine e nell’amore. Sfruttando tutte le potenzialità del nostro cuore e della nostra mente, ecco che cerchiamo le tracce di Dio. Ma è Dio stesso che ci trova quando meno ce lo aspettiamo.
Maria Maddalena è icona della vera contemplativa: cercando il corpo di Gesù è colta da stupore sentendosi chiamare per nome dal Signore risorto. La nostra preghiera sgorga da questo desiderio profondo di incontrare Gesù e, come disse santa Caterina, “Il desiderio in se stesso è preghiera”. A seguito di questo incontro la Maddalena va per prima ad annunciare la risurrezione del Signore, diviene “apostola degli apostoli” ed è per questo che fin dalle origine l’Ordine l’ha scelta come sua patrona.
La vita delle monache è interamente plasmata dalla ricerca di Dio. La loro vocazione “è richiamo a tutto il popolo cristiano della vocazione fondamentale di ciascuno all’incontro con Dio” (Verbi Sponsa 4).
Come scrisse fra Marie-Dominique Chenu: “La vita mistica non è fondamentalmente diversa dalla vita cristiana.” In monastero non si sfugge dai drammi e dalle crisi della vita umana ordinaria. Li si vive senza difese conoscendo le gioie e le fatiche di ogni vita umana, senza la protezione di tante cose che danno significato alla maggior parte delle vite umane: matrimonio, figli, carriera.
Il monastero è il luogo dove non si può assolutamente sfuggire dalla domanda ultima di ogni vita umana. Una monaca ha scritto: “Non sono entrata in monastero per fuggire dal mondo, per dimenticarlo e neppure per ignorare la sua esistenza, ma per essere presente in esso in modo ancor più profondo, per vivere nel cuore del mondo, nel nascondimento, ma in un modo che io ritengo più vero. Non sono venuta qui per cercare una vita tranquilla e comoda, ma per condividere, per assumerne la sofferenza, il dolore e la speranza dell’intera umanità.”
La vita delle monache è segnata dalla preghiera per la missione dell’Ordine, dalla vita comunitaria domenicana, dalla ricerca della verità nello studio e nella contemplazione.
(Cfr: Una città posta su un monte non può restare nascosta. Una vita contemplativa. Lettera del M.O. Fr Timothy Radcliffe, aprile 2001)