1°) La “Lectio divina” è lettura “a due”, o colloquio con Dio.

2°) Nella “Lectio divina” la Scrittura commenta la Scrittura.

3°) Nella “lectio divina” è essenziale lasciarsi condurre dalla Parola, senza “forzarla”…

4°) Nella “Lectio divina” la Parola di Dio parla a me e parla di me.

Metodo per la “lectio divina”.

1. CHIEDERE LO SPIRITO SANTO.

La Bibbia è ispirata da Dio: perciò deve essere letta e interpretata con l’aiuto dello Spirito Santo. Ogni lettura della Parola di Dio presuppone sempre lo Spirito Santo, perché la Parola è vivente, soltanto nello Spirito che in essa è contenuto e in essa riposa… “Prima della lettura prega e supplica Dio che si riveli a te” (s. Efrem il siro). “Signore, apri i miei occhi e il mio cuore affinché io comprenda e compia la tua volontà” (s. Giovanni Criso-stomo). E’ l’atteggiamento fondamentale.

2. LEGGERE,  RILEGGERE E SOTTOLINEARE

le frasi e le parole che ci colpiscono. “La Bibbia si legge con la penna in mano e non soltanto con gli occhi” (card. C. M. Martini). E’ una operazione facilissima. “Essere colpiti” da una frase è grazia, richiamo, stimolo, segno di interesse, sollecitazione, provocazione: è già colloquio con un testo “vivo”… Questo momento viene spesso trascurato soprattutto quando si pensa di conoscere già il testo e di averlo già letto e ascoltato tante volte…

3. LECTIO:

è la lettura propriamente detta, una lettura evidenziata. E’ un lavoro impegnativo ma necessario, da cui dipende anche l’esito degli altri passaggi del percorso. E’ la lettura “intelligente” del brano che ci sta davanti, per metterne in risalto gli elementi portanti, alla luce della domanda: “Cosa dice questo testo in se stesso?”..

E’ necessario, quindi, evidenziare:

  • Il contesto: un testo, per essere capito, ha bisogno di essere collocato dentro il suo  contesto (cosa c’è prima, cosa c’è dopo), nella “sezione” a cui il brano appartiene. L’evangelista sta svolgendo una “catechesi” nella quale il brano è inserito e in cui  noi dobbiamo entrare. Sono orientamenti preziosi al senso corretto del brano. Poi si cerca di coglierne la struttura, i personaggi, le azioni, le loro qualifiche, le parole chiave, domandandoci:
  • Dove avviene il fatto raccontato?  Quando avviene questo fatto?
  • Chi sono i personaggi principali che agiscono?
  • Cosa fanno?  Cosa dicono?
  • i  VERBI  (esprimono gli atteggiamenti delle persone)
  • gli  AVVERBI  (per capire i sentimenti del cuore)
  • gli  AGGETTIVI  (le qualità che danno colore all’azione).

In questo modo scopriremo elementi che a una prima lettura, forse distratta e un po’ affrettata, passano inosservati, troveremo “indizi” nuovi che non ci aspettavamo anche se ci pareva di conoscere il brano quasi a memoria. Successivamente, prolunghiamo questa raccolta di dati, cercando di ricordare dei brani simili della Bibbia, o di cercarli con l’aiuto delle note e dei paralleli, normalmente citati in margine o in calce. Ricordo nella Scrittura un fatto simile a quello che sto analizzando? Quale? Alcune parole o qualche frase sono presenti in altri racconti del vangelo? Quali? Cerchiamo e analizziamo questi riferimenti, li confrontiamo con il testo che stiamo studiando, notiamo le somiglianze e le differenze. Nella Lectio divina la Scrittura commenta la Scrittura. E’ importante questa ricerca per capire il significato corretto del testo e non “uscire dal seminato”. In questo percorso ci affidiamo progressivamente al testo, ci lasciamo condurre e guidare dal brano. Intanto, la Parola ci raggiunge, penetra in noi e prende possesso di noi.

4.     MEDITATIO:

riprendiamo e  sostiamo sugli elementi portanti del brano, raccolti durante la lectio, alla luce dalla domanda: “Cosa dice a me questo testo? Quali messaggi mi comunica, attraverso i dati che ho rilevato?” Chiediamo al Signore: “Cosa dici a me con queste tue parole?”. E’ l’atteggiamento del giovane Samuele: «Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta» (1Sam 3,10). “Quando leggi la Parola di Dio, bisogna che ricordi di dirti senza interruzione: è a me che si rivolge, è di me che si tratta. Quindi, applica tutto il testo a te” (Kierkegaard).

5.     ORATIO:

al Signore che ci ha interpellati nella lectio e meditatio, rispondiamo con la preghiera, cioè trasformiamo in preghiera quello che abbiamo meditato. Attenzione: non inventiamo noi la preghiera, ma entriamo nei sentimenti religiosi che il testo evoca e suscita. «Cosa ho da dire al Signore in risposta alla sua Parola». Si tratta, quindi, di parlare a Dio con lo spirito suggerito dal testo e in preciso riferimento alla Parola meditata. Occorre franchezza nell’affrontare la verità, per permettere alla Parola di giudicarci e convertirci. “Signore, cosa vuoi che io faccia?(s. Francesco d’Assisi).

6.     CONTEMPLATIO:

guardare con un senso di meraviglia, di stupore, con ammirazione. “Cerchiamo Colui che ci cerca” nella sua Parola: contemplare è sentirsi raggiunti e amati da Dio; è guardare a se stessi, a tutti e a tutto con lo sguardo di Dio, con il suo stesso sguardo di Padre e non con il nostro occhio umano; è avere “la mente e il pensiero di Cristo” (1Cor 2,16). E’ il momento del colloquio intimo tra Dio e il credente, del “faccia a faccia” con il Signore (Fil 2,5). “Gustate e vedete quanto è buono il Signore” (sl 33/34,9)

7.     COLLATIO (dal verbo latino colligere = raccogliere).

Nella lectio comunitaria si è soliti concludere con la collatio. Occorre definire bene la finalità di questo momento della Lectio. La collatio non è per la discussione, ma per la comunicazione delle risonanze personali della Parola, delle intuizioni ma anche dei dubbi e delle reazioni suscitate dal testo. E’ il momento della condivisione nella fede.

Nella collatio ognuno vede il fratello/la sorella in una dimensione nuova. Il fratello/la sorella è una persona con cui condivido un progetto di salvezza. Ognuno scopre che essere fratelli/sorelle vuol dire indicare gli uni agli altri la strada da percorrere; camminare insie-me verso l’unico traguardo. Ognuno gioisce della gioia degli altri.Nella collatio si è discepoli gli uni degli altri. Per questo non si danno giudizi… ma si esprime: accoglienza, apprezzamento, gratitudine per il fratello/la sorella. Nella collatio il protagonista è lo Spirito Santo, vivente nella Parola di Dio che mi raggiunge attraverso le  sorelle/fratelli: insieme si condividono le meraviglie che la Parola compie in ciascuno.

Conclusione: la “Lectio divina” è scuola di vita e “trasfigura” in “esegesi vivente” chi la pratica regolarmente.

di fra Domenico Marsaglia