8 novembre 2020
Confortatevi dunque a vicenda con queste parole
LETTURE: Sap 6,12-16; Sal 62; 1Ts 4,13-18; Mt 25,1-13
“La sapienza è splendida e non sfiorisce…. Poiché lei stessa va in cerca di quelli che sono degni di lei, appare benevola per le strade e in ogni progetto va loro incontro”. Ben si addicono queste parole, che ascoltiamo nella prima lettura di questa XXXII domenica del Tempo Ordinario, alle cinque vergini della parabola evangelica di questa stessa messa, in cui queste, definite appunto sapienti, sono contrapposte ad altre cinque loro compagne, definite invece stolte.
La parabola è intrigante: subito, al primo ascolto, noi che siamo buoni e ben disposti verso il prossimo siamo solidali con le vergini che invece la parabola fin dall’inizio definisce stole e che finiscono drammaticamente e definitivamente escluse dalla festa. Che colpa ne hanno? Più che stolte, caso mai, sono al massimo un po’ sventate, non hanno previsto che chi ha dato loro un appuntamento potesse arrivare così in ritardo da farle addormentare e far esaurire così la riserva d’olio che altrimenti sarebbe stata ben sufficiente. Se lo sposo è in ritardo – e che ritardo! – la colpa è sua e dovrebbe scusarsi, altro che rinchiudere la porta e lasciare fuori quelle poverette. E le altre cinque ragazze, poi, saranno pure “vergini sagge” ma non sono per niente simpatiche: alle cinque compagne rimaste senz’olio e bisognose di un piccolo aiuto rispondono saccentemente di andarselo a comprare, l’olio, come se a tarda notte i negozi fossero aperti solo per loro. Ricordano quelle compagne di scuola, brave e serie quanto si vuole, ma odiose, che si rifiutano sempre di passare i compiti ai compagni in difficoltà. Se questa è la gente che affolla la festa di nozze – compagne egoiste e antipatiche e sposo per lo meno maleducato – meglio restarsene fuori.
Queste considerazioni non possono essere l’effetto conclusivo suscitato dalla parabola. Non lo possono essere perché la parola di Gesù deve sempre essere un messaggio di salvezza e di liberazione, annunciare il Regno di Dio e la gioia di coloro che lo abitano. E allora nella parabola ci deve essere qualche cosa sotto, un particolare che fa la differenza e che anziché far pensare a compagne antipatiche e a sposo imprevedibile e odioso, renda questa storiella “lieto annuncio”, piuttosto che terroristico messaggio del tipo: abbiate sempre tutto e anche di più, perché il mondo se ne frega delle vostre buone ragioni, fatevi furbi perché non avete a che fare né con gente disponibile (le vergini sagge) né con gente che riconosce i suoi torti (lo sposo ritardatario). La cosa che fa la differenza è l’olio. L’olio ce lo devi avere abbondante ed è solo tuo, non lo puoi chiedere in prestito né tanto meno imprestarlo ad altri; in qualunque momento, previsto o imprevisto, devi averlo sempre con te, non se ne può proprio fare senza e senza quell’olio lì non si può entrare alla festa.
Non ci vuole molto a capirlo: quest’olio sono le opere buone. Le posso fare solo io, non le posso demandare a qualcun altro per me e allo stesso tempo non posso farle passare per opera di qualcun altro. Sono solo mie e soltanto le opere buone che ho con me mi consentono l’ingresso alla festa.
“Siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 6,48) aveva detto Gesù nel discorso della Montagna. Comando irrealizzabile, certo, ma a cui incessantemente tendere: se il Padre è infinitamente buono, io posso tendere alla sua bontà, anzi lasciarla abitare in me, compiendo le opere di bontà che mi sono possibili, sempre, dovunque e comunque. Lo stesso versetto di Matteo l’evangelista Luca lo dice così: ”Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso”(6, 36). Ecco la vera sapienza, quella che davvero è splendida e non sfiorisce.
Questa parabola è una delle letture evangeliche proposte per le messe dei defunti. Ne è chiara l’indole escatologica, resa evidente anche dalla collocazione che ha nel primo vangelo, nel grande discorso con cui il Signore Gesù suggella il suo insegnamento. Questa caratteristica escatologica è sottolineata in questa domenica dall’accostamento con la seconda lettura, tratta dalla prima lettera ai Tessalonicesi, in cui si apre uno spiraglio per contemplare la festa di nozze a cui tutti siamo invitati per essere sempre con il Signore. “Confortatevi dunque a vicenda con queste parole” (1Ts 4,18).
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