Gli istituti religiosi si assomigliano tutti, almeno a prima vista. Soprattutto quelli di una certa consistenza numerica, che esistono da molti anni se non addirittura da secoli -anche se a volte portano ancora il loro abito caratteristico- sembrano davvero molto simili: le differenze vanno caso mai cercate in certe particolarità spirituali, nell’attenzione verso determinate forme di evangelizzazione e di ministero pastorale piuttosto che verso altre. C’è chi si occupa prevalentemente dei bisognosi e chi invece si è specializzato nell’educazione della gioventù; chi fa della ricerca scientifica –biblica, teologica, filosofica– il suo impegno prevalente e chi invece si lascia totalmente assorbire dal quotidiano contatto con la gente. Ma tutti vivono in comunità in cui si prega insieme e che sono guidate da un superiore, tutti (se estesi in vari paesi) sono raggruppati in province con dei superiori provinciali, tutti hanno un superiore generale che viene eletto da un capitolo generale (che poi le comunità si chiamino conventi, le province regioni e i capitoli assemblee o che altro, cambia poco).
In realtà queste somiglianze sono piuttosto delle analogie, ossia a ben vedere è più ciò che è diverso che ciò che è simile. E questo non è solo una questione pratica di organizzazione, ma è un modo di vivere la propria identità. Da quello che si è, dalle proprie caratteristiche, dalla propria storia, dalla propria spiritualità e dal proprio ministero nasce quella particolare maniera di organizzarsi. Viceversa, quella particolare maniera di organizzarsi favorisce lo sviluppo delle proprie caratteristiche, cioè, per meglio dire, del proprio carisma.
A luglio, la nostra provincia di San Domenico in Italia, celebrerà il proprio capitolo provinciale. Cerchiamo di capire che cosa è un capitolo provinciale e così potremo anche meglio capire chi è la provincia di San Domenico in Italia e chi sono i Frati Predicatori (i Domenicani) al cui Ordine questa appartiene.
Uno diventa domenicano in una provincia, (che è l’ambito territoriale a cui fanno riferimento più comunità, nel nostro caso l’Italia settentrionale con 11 comunità più altre due in Turchia) di cui rimane “figlio”, normalmente per tutta la vita. Questa vita domenicana si trascorre in comunità, che sono le “cellule” della nostra famiglia religiosa e come tutte le cellule per il loro sviluppo hanno bisogno di interscambio, di essere integrate a vari livelli in un organismo (la provincia, poi tutto l’Ordine, la Chiesa locale e universale…). Se una comunità ha almeno sei frati si chiama convento ed il convento è guidato da un priore, eletto dai confratelli per un mandato triennale rinnovabile un’unica volta. Vivere in convento, partecipare alle riunioni conventuali dette capitoli ed eleggere il proprio priore è la forma classica della nostra vita domenicana. Se in una comunità ci sono invece meno di sei frati, questa si chiama domus, casa (ha per così dire uno statuto più provvisorio, serve a una necessità contingente o non è ancora potuta diventare un convento) e i frati di questa casa non eleggono il priore ma vien loro nominato un superiore dal priore provinciale. Questi, a sua volta, viene eletto ogni quattro anni dal capitolo provinciale.
È appunto il nostro capitolo provinciale quello che ci apprestiamo a celebrare. Nelle prossime settimane vedremo insieme come è composto e a che cosa serve.