Un nuovo libro di fra Alberto Ambrosio, per ora soltanto in francese.
È stato arduo immergersi ancora una volta in un materiale così centrale per la fede, così commentato, così familiare a tutti i lettori del Nuovo Testamento e darne una nuova lettura. Nuova, in effetti, questa lettura lo è: l’autore, un frate domenicano (Alberto Ambrosio, specialista del sufismo ottomano) che ha attraversato molte culture, ritorna, come il Figliol prodigo della Scrittura, nell’Europa dei suoi padri: dopo essersi impregnato per dieci anni di civiltà turca, di cui ha conservato ben oltre che la conoscenza l’amore per i riti, conserva una tenerezza intima e indefettibile per un Islam che gli ha allargato le letture e l’esperienza. Affronta in questo libro, con occhio nuovo, un’antropologia del quotidiano e il luogo da cui parla, con semplicità, fa scaturire la preghiera – è forse una lontana influenza dei dervisci rotanti e della loro danza circolare? Allontanarsi dai vangeli per meglio penetrarne il senso: si incroceranno così molti “altrove” in questa esegesi della semplicità, e il lettore che vorrà accompagnare l’autore nelle sue meditazioni ne ritornerà ringiovanito, rinfrescato, come quando l’esperienza della fede rinnova un cuore giovane e vivificato.