Guai a me se non predicassi il Vangelo…” quella monizione di san Paolo che accompagnò l’ordinazione episcopale del cardinale Giacomo Biffi, riassume, in un certo senso, la missione che nasce spontanea dall’incontro personale con il Signore, la stessa che san Domenico sperimentò, prima da predicatore itinerante nel sud della Francia, poi come fondatore di una comunità di frati, che avrebbe raccolto quel mandato, mirabilmente sintetizzato da san Tommaso d’Aquino di “contemplari et contemplata aliis tradere”. Ma cosa vuol dire oggi predicare? Non si tratta certamente di una tecnica, o meglio, non solo di una tecnica, ma di qualcosa che è nato con la Chiesa stessa e ancora oggi è necessario per l’annuncio e per dare ragione, per usare le parole della lettera di Pietro, della speranza che è in noi. Proprio per approfondire questi temi in questi giorni, alla Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna FTER, è iniziato un seminario, che sarà riproposto anche nei prossimi anni accademici, tenuto da fra Gianni Festa, attuale postulatore generale dell’Ordine, e che toccherà i principali temi della teologia della predicazione.

Ad accompagnare questo seminario (le lezioni saranno il giovedì pomeriggio, alle 16,10 nelle aule della FTER in piazza San Domenico 13) saranno gli scritti di Origene, Agostino, Giovanni Crisostomo e Gregorio Magno, poi il Tommaso d’Aquino forse meno noto, non quello della Somma Teologica e degli altri fondamentali trattati, ma il predicatore, che alternava l’impegno di teologo e professore con la predicazione sia nell’ambiente universitario sia al popolo. Ed è proprio il medioevo che vede non solo la nascita degli ordini mendicanti, ma anche lo sviluppo di un nuovo modo di predicare e annunciare il vangelo. La fioritura della città e dei comuni fu il terreno in cui si muovevano i nuovi predicatori come Umberto di Romans, Meister Ekhart e Giovanni Taulero. Nel corso del seminario si vedrà anche, in epoca moderna, come il concilio di Trento porti delle importanti novità anche sul tema della predicazione e di come la spaccatura fra il cattolicesimo e le realtà protestanti si misuri anche su questo campo. Infine, per arrivare all’epoca contemporanea, alcuni importanti spunti tratti dalla riforma liturgica, dal concilio Vaticano II e dagli insegnamenti di Paolo VI e Benedetto XVI, nonché dai Maestri dell’Ordine dei Predicatori, in modo particolare, attraverso le loro lettere, e le grandi figure episcopali come quelle dei cardinali Carlo Maria Martini e Giacomo Biffi il quale avvertiva in una sua nota pastorale, che porta, appunto il titolo di “Guai a me…” che non basta proporre dei valori, ma annunciare un avvenimento: “che si compendia tutto nella concretezza di una persona: la persona di Gesù di Nazaret, Figlio di Dio crocifisso, risorto, oggi vivo, unico Salvatore e Signore”.

In questo senso un seminario come questo è un’occasione per riscoprire una necessità, un’urgenza che l’autentico incontro con il Signore ci impone: quello di annunciarlo, riscoprendo, o meglio ridando fiato a quello che per i predicatori, in modo particolare, ma per ogni cristiano è la missione che non si può esaurire con lo studio, l’approfondimento o la contemplazione del mistero di Cristo, ma che è anche la consegna, il tradere di cui parlava il doctor Angelicus, dell’annuncio. Proprio in quest’anno in cui si ricordano gli 800 anni dell’arrivo della comunità dei frati domenicani in quello che è l’attuale convento di San Domenico, il ricordo di confratelli come Reginaldo d’Orleans e Giordano di Sassonia ci interpellano profondamente: non per un vano senso di orgoglio del passato, ma nella consapevolezza che fu la loro predicazione a testimoniare la missione che li aveva chiamati e che, portata avanti dai frati di oggi, ha ancora molto da dire.

fra Giovanni Ruotolo