Professione solenne di fra Luca Refatti

Ho fatto professione nell’Ordine dei Predicatori martedì 6 gennaio 2015, alle ore 11.00. La data non è stata scelta a caso, ma è colma di significato. Il primo, molto personale, è che in quel giorno ricorre il compleanno di mia nonna, che – oltre ad essere effettivamente un po’ befana – mi ha anche insegnato le prime preghiere. È stato bello ricordarla così.
Il 6 gennaio è la festa dell’Epifania. Tre magi, racconta Matteo, vennero da oriente per adorare Gesù. Durante i primi anni di formazione ho avuto diverse occasioni per muovermi in direzione contraria, da occidente verso oriente, per trascorrere alcuni mesi prima in Turchia e poi in Egitto. Ho cominciato a conoscere culture molto diverse dalle mie, ricche di storia e cultura, piene di fascino e che hanno suscitato in me una irresistibile attrazione e una curiosità insaziabile. Mi sono messo di buona lena ad imparare l’arabo e non nascondo il desiderio di venire assegnato un giorno a Smirne o Istanbul. Chissà se le cose andranno effettivamente in questo modo o se il Signore e il Padre Provinciale decideranno altrimenti. Intanto, esprimo tutta la mia gratitudine verso chi mi ha dato la possibilità di fare questi viaggi e verso chi ho incontrato in quei luoghi, professando il giorno in cui si fa memoria dei sapienti astrologi orientali.
L’Epifania è una festa importante per tutta la Chiesa e, in quella cattolica, specialmente per i frati domenicani. Lo testimonia la formella di Lombardi, incastonata nell’Arca di San Domenico, proprio sopra l’altare, davanti agli occhi del celebrante. Si tratta di un altorilievo che raffigura l’adorazione dei magi. Nelle Vitae Fratrum si racconta di una preghiera che un santo monaco cistercense fece a favore dei frati predicatori: Ai tuoi servi dona, o Signore, una parola di grazia e, santificando i doni offerti, visita i loro cuori nella salvezza. Questa preghiera venne inserita nel messale domenicano come colletta eucaristica il giorno della vigilia dell’Epifania. Evidente è il significato eucaristico attribuito alla visita dei tre re e questa è la ragione della collocazione della scena dell’Adorazione proprio sull’altare dell’Arca.
Come Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, i frati offrono al Signore i loro doni. Anche la professione è un’offerta. Si dona la propria vita (ci si prova almeno), si mettono le mani nelle mani di un altro, ci si lascia condurre, attraverso sentieri sconosciuti, alla contemplazione del Bambino nella mangiatoia. Io offro le mie qualità e i miei difetti, il mio impegno e i miei fallimenti. Spero di perseverare e se arriverò a destinazione non sarà stato merito mio.
Come Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, anche i frati devono seguire una stella, quella che brilla sulla fronte di Domenico, per arrivare al Cristo. A loro volta, se sono fedeli al carisma del loro Ordine, anche i frati si fanno stelle che brillano della sola luce del Vangelo. Con la professione solenne, mi assumo anch’io il compito di seguire e annunciare il Vangelo, quella buona notizia che nessuna oscurità riesce a vincere e che ci annuncia che Dio ha assunto la nostra debolezza, non ci abbandona alla nostra solitudine e ci assocerà alla sua vittoria sulla morte. Si tratterà di coltivare in me e condividere una meraviglia più grande di quella che ci colpisce quando contempliamo un cielo pieno di stelle e una gioia più intesa di quella che ci rincuora quando scorgiamo un fuoco che rischiara la notte.