Settembre è il mese dell’inizio del noviziato e quindi anche il mese in cui si fa la prima professione dei voti, la si rinnova, ci si impegna definitivamente con la professione solenne… Ci introduce a questo periodo un interessante riflessione di fra Dominic Ryan.


La maggior parte delle congregazioni e degli ordini religiosi non dura a lungo. Nascono, crescono, fioriscono, declinano e muoiono in un periodo di circa centocinquanta anni, mediamente. In effetti sono ben più gli istituti religiosi che non esistono più di quelli che ancora sopravvivono ed è improbabile che questo schema possa repentinamente cambiare. Ma tutto questo non è un motivo per abbattersi; piuttosto è un segno della vitalità della Chiesa di Dio.
In generale ci sono due condizioni che un ordine o una congregazione religiosa devono soddisfare: essere all’altezza del fondatore e adempiere al compito che questi ha affidato. Mettete insieme le due cose e Dio sosterrà l’istituto per tutto il tempo che è necessario. Sottovalutatele e Dio farà nascere altri istituti per realizzare quello scopo. Gli istituti che sopravvivono al limite dei centocinquanta anni, come l’Ordine dei Predicatori, dimostrano di soddisfare molto bene a queste condizioni.
Essere all’altezza del fondatore. Troppo spesso lo si ritiene un tentativo di imitare la sua personalità, ma nessuna personalità può essere perfettamente imitata, tanto meno quella di un santo e così i religiosi finiscono per essere in disaccordo nel chiedersi se i loro sforzi sono accettabili o no. Alla fine, insoddisfatti degli sforzi reciproci, si tirano indietro e così gli quegli istituti religiosi cessano di esistere. Non è così per i Domenicani, in parte perché san Domenico non era uno di quei santi dalla personalità eccezionale, non attirava la gente a Cristo grazie al suo fascino speciale o alle sue virtù eroiche. Piuttosto il suo grande successo fu nell’avvertire il bisogno di un nuovo tipo di ordine religioso – mendicante, invece che soltanto monastico – che potesse rispondere ai bisogni pastorali e teologici della sua epoca. Dopo avere riconosciuto questi bisogni, san Domenico stabilì le strutture in cui i Domenicani si sarebbero sviluppati: la preghiera, la vita conventuale, lo studio e la predicazione. Così strutturati e fortificati i frati erano liberi dalla necessità di imitare la personalità di Domenico. Potevano essere alla sua altezza vivendo la vita strutturata che lui aveva pensato e così l’Ordine continuava ad esistere e a essere centrato sul suo compito fondamentale.
E che compito! Allora come oggi la gente tendeva a disprezzare il mondo naturale ritenendolo cattivo o irrilevante per lo sviluppo dell’essere umano, ma niente è più lontano dalla verità: Dio è l’autore della natura tanto quanto lo è della grazia e san Domenico comprendeva che fondamentalmente il mondo era buono. Buono perché creato da Dio, perfettamente buono, e pertanto, in qualche modo, suo riflesso. Buono perché la sua esistenza e la sua evoluzione lo rendono adatto a provare l’esistenza di Dio, soddisfacendo così il nostro bisogno di conoscenza. Buono perché Nostro Signore assunse una natura umana creata quando si incarnò e rese possibile la nostra salvezza.
Fu proprio il riconoscimento della bontà del mondo naturale che portò Domenico a comprendere che il nostro vero fine, la visione beatifica di Dio, era perfettamente gratuito e tuttavia sommamente appropriato. Sommamente appropriato, perché una volta che l’essere umano ha riflettuto sul mondo naturale ed è giunto a comprendere che Dio esiste, allora necessariamente desidera conoscere l’essenza di tutto. Perfettamente gratuito perché il compimento di ogni desiderio conseguente alla conoscenza non è mai dovuto a noi stessi, come è il caso di chi, per esempio, avendo compreso l’ineluttabilità della morte e volendole in qualche modo sfuggire, non può certo da solo conquistarsi il diritto dell’immortalità.
Noi incontriamo Dio per prima cosa nel mondo naturale. Condivide la sua grazia con noi e così ci rende possibile di raggiungerlo in cielo. Noi vogliamo comprendere la sua essenza e questo desiderio sarà pienamente soddisfatto in cielo, quando lo vedremo così come egli è. La nostra strada verso il cielo comincia nel mondo naturale e questo i Domenicani lo hanno sempre predicato.
Siano rese grazie a san Domenico che ha permesso ai Domenicani di essere Domenicani piuttosto che sprecare il loro tempo a cercare di imitarlo.

fra Dominic Ryan