Solennità della B.V. Maria del Rosario

Milano – S. Maria delle Grazie – 6 ottobre 2018

“Gli apostoli ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato. Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano. C’erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo. Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui” (At, 1,12-14).

1. Le obiezioni al cenacolo.

La scena edificante del cenacolo non evita le obiezioni, le accuse, le critiche.

Ai discepoli che si raccolgono al piano superiore si deve rimproverare la paura: discepoli intimiditi dall’ostilità del contesto in cui si trovano, discepoli spaventati per essere riconosciuti come coloro che erano con Gesù, il Nazareno, Gesù, il condannato. Discepoli timidi, siete paralizzati dalla paura!

Ai discepoli che si raccolgono al piano superiore si deve rimproverare di essere inoperosi: con tutto quello che c’è da fare, con tutti i problemi che sono nel mondo, con tutta la gente che aspetta una parola di consolazione, un gesto di solidarietà, i discepoli del Signore se ne stanno inoperosi, si accontentano di pregare.

Ai discepoli che si raccolgono al piano superiore si deve rimproverare di stare tra di loro: nella città cosmopolita, dove si affollano pellegrini che vengono da ogni parte del Mediterraneo, dell’Asia e dell’Europa, il gruppo dei Galilei si rinchiude nella cerchia rassicurante dei compaesani.

Ai discepoli che si raccolgono nella stanza superiore si deve rimproverare di essere smarriti: dopo tanto tempo condiviso con Gesù, dopo tante parole ascoltate, dopo tante raccomandazioni e rimproveri sembrano rinchiusi nell’incertezza, si chiudono dentro la loro insicurezza, senza progetti, senza mete da raggiungere, senza proposte per nessuno.

Chi sa quante altre critiche e obiezioni aggrediscono i discepoli raccolti nel cenacolo.

2. Vivono la vigilia.

Risulta però che i discepoli raccolti riuniti al piano superiore hanno buone ragioni per rispondere alle critiche e perseverare nella preghiera. E anzi sono proposti dalla Scrittura ispirata come una dimensione irrinunciabile della Chiesa. Raccomandano perciò atteggiamenti e percorsi che possono ispirare il nostro essere discepoli di oggi, qui, tra questa gente.

I discepoli infatti salgono al piano superiore perché obbediscono al Signore Gesù, risorto e glorioso, che ha comandato loro l’attesa della potenza dall’alto, vivono la vigilia, invocano il compimento della promessa di Gesù.

Vivono la vigilia, come una obbedienza. Ciò che guida la vita della Chiesa è sempre l’obbedienza al suo Signore. Certo apre gli occhi sul mondo e sulla sua sete, sulla società e le sue problematiche, ascolta il grido dei poveri che patiscono ingiustizia sulla faccia della terra: ma il sentimento che prova, le opere buone a cui si dedica, non sono per accondiscendere alle pretese del mondo, non sono una frenesia si prestazioni generose. Quello che la Chiesa può fare, quello che la Chiesa deve fare è obbedire al suo Signore. Perciò vive tutta la storia come una vigilia: lo Spirito Santo è stato donato nel giorno di Pentecoste, ma la Chiesa lo invoca ancora e ogni giorno , perché ancora i discepoli devono lasciarsi trasfigurare dalla sua potenza e lasciarsi accendere dal fuoco che Gesù vuole che sia acceso per riscaldare tutta la terra. Per la Chiesa è sempre tempo di vigilia, di attesa, di invocazione.

Vivono la comunione, come una esperienza della Pasqua. I discepoli che si erano dispersi, i discepoli che avevano abbandonato Gesù nello sconcerto e nell’angoscia di quella notte, sono di nuovo radunati, non senza ferite, non senza la memoria dolorosa del tradimento di Giuda e della fuga di tutti. La Pasqua di Gesù comincia a produrre i suoi frutti: non si sentono più chiamati ad essere ministri di un regno in cui rivendicare il primo posto o il posto alla destra e alla sinistra del Signore, ma si sentono radunati in una comunione che si costituisce sulla gratitudine per la chiamata, sulla commozione per l’amicizia con Gesù, sulla condivisione della memoria e della missione che Gesù ha loro affidato.

Vivono la perseveranza come l’esercizio della pazienza. Traggono dalla preghiera la forza di reggere il tempo e le sue sfide. Non si preparano a percorrere la terra per annunziare il Vangelo del Regno elaborando progetti, preparando discorsi, accantonando risorse. Si preparano con l’assiduità della preghiera: cercano la comunione con Dio, invocano la sua luce e la sua forza, si lasciano istruire dalla rivelazione di Dio. Pregano con i salmi, pregano con le preghiere che Gesù ha insegnato, cercano di pregare come ha pregato Gesù.

4. Con Maria, la madre di Gesù.

Chi sono questi discepoli riuniti al piano superiore? Sono ricordati per nome, nomi di uomini che saranno protagonisti di imprese meravigliose e nomi di gente da niente (Simone lo Zelota: chi era?), nomi di persone emergenti nel gruppo e nomi di persone che presto scompaiono, nomi di uomini che hanno pronunciato parole memorabili e nomi di persone che non hanno mai aperto bocca, per quello che se ne sa. Ma in questa comunità composita la presenza di Maria, la madre di Gesù, è la presenza che attira l’attenzione del narratore e anche dell’ascoltatore.

Anche noi oggi riconosciamo nella presenza di Maria al piano superiore quella figura che in qualche modo è icona di tutta la comunità: insieme con Maria i discepoli possono penetrare i misteri della vita di Gesù e sprigionarne la luce e la forza.
Maria, infatti è
la vergine obbediente, è la maternità che riunisce come principio di fraternità, è la fedeltà che si lascia condurre, fino alla fine, fino alla croce, fino alla gloria.

Perciò veneriamo Maria come B.V. del Rosario, perché vogliamo vivere con lei questo tempo di vigilia, questa assiduità nella preghiera che diventa il tempo che ci è dato per entrare nei misteri di Gesù con l’animo e la fede di Maria.