Da sempre lo spirito domenicano nutre una particolare passione per il nesso fede-ragione, tema che, d’altra parte, percorre tutta la storia della riflessione cristiana. Nella duplice veste di laico domenicano e ricercatore scientifico questo discorso mi interpella profondamente. Per di più, la riflessione sul rapporto tra attività scientifica e vita di fede è particolarmente stimolata dall’ambiente in cui mi trovo ad operare professionalmente, nutrito com’è di sentimenti anti-religiosi, razionalistici e materialistici. Essere credenti appare ad alcuni dei miei colleghi come una stranezza eccentrica o, nei casi peggiori, al limite della malattia mentale (anche se gli scienziati credenti non sono poi così rari come si tende a credere).

Stanco di vivere in posizione “difensiva”, qualche tempo fa ho deciso di assumere un atteggiamento propositivo: perché non cercare di persuadere i colleghi non credenti e critici della bontà e ragionevolezza della posizione cristiana? Il rapporto tra scienza e fede è stato oggetto di attenta riflessione da numerosi pensatori cristiani che hanno saputo disegnare un panorama ricco e persuasivo: perché non condividere questa ricchezza, cercando di sfondare barriere create da decenni di scientismo ateo? Una bella sfida, certo, ma affrontata con l’aiuto della preghiera e con l’umile convinzione che questa sia una forma privilegiata di testimonianza che come laico domenicano posso dare.

L’occasione provvidenziale si è offerta quando alcuni colleghi del mio istituto hanno organizzato una serie di seminari interdisciplinari, rivolti alla riflessione sui rapporti e sulle influenze reciproche tra la scienza e altre discipline. Quale occasione migliore per proporre un incontro su “scienza e fede”? Così è iniziato un percorso che mi ha portato a parlare in alcuni istituti scientifici milanesi, dandomi la possibilità di incontrare su questi temi colleghi con cui normalmente si discute di galassie e buchi neri. Il discorso che pongo può essere essenzialmente ridotto alla domanda: la scienza (e la natura da esso studiata) è sufficiente a se stessa? La fisica, la biologia e tutte le altre discipline possono descrivere i più minuti dettagli dei fenomeni naturali ma non scalfiscono il problema originario posto dall’esistenza stessa del reale. Ad una riflessione attenta non sfugge che anche la stessa possibilità di indagare la realtà con la ragione non è compresa o spiegata dalla scienza stessa.

Non nascondo che non sempre gli incontri sono stati esenti da critiche anche abbastanza vivaci. Ho avuto però anche la gioia di trovarmi a dialogare, al termine degli incontri, cuore a cuore e di parlare serenamente della mia fede con colleghi non credenti con cui mai avevo avuto occasione di confrontarmi su questi temi. In questi momenti ho potuto constatare l’interesse che la mia semplice testimonianza ha fatto nascere in loro. Questo è forse il frutto più vero e bello di questa attività di “predicazione”.

Fabrizio Tavecchio, laico o.p.