Un romanzo sull’inquisitore spagnolo che è anche un autobiografia dell’autore, un nostro confratello della comunità di Novara-Agognate che quest’anno celebra 50 di sacerdozio. Così lo presenta fra Fausto Guerzoni
“Un bagliore di luce” (sulla vita del grande inquisitore Torquemada), questo il titolo che io darei all’ultima grande fatica di P. Ennio. Come definirla? Una sorte di testamento spirituale che l’autore desidera lasciare a tutti coloro che lo hanno conosciuto e seguito in questi ormai 50 anni di apostolato. Una Summa del suo pensiero, la lettura del vangelo e la riflessione sulle verità della fede che hanno rappresentato la spina dorsale della sua vita e per tanti lievito, sale, luce, punti di riferimento. Come definire il libro? Una sorta di autobiografia, un piccolo trattato, una sorta di compendio sulle cose in cui l’autore crede. Lo scritto, il racconto, la vita dei personaggi che ne sono protagonisti li vedo solo come un pretesto; l’autore si identifica ora con l’uno ora con l’altro, pone delle domande, dei punti interrogativi, non li lascia in sospeso, ma offre delle risposte sulla fede, la preghiera, la vocazione, la libertà. Il libro parla della donna, del potere, dell’obbedienza… affronta molteplici argomenti. La figura di Gesù, il suo insegnamento non sono persone o parole morte, senza vita, ma parole vive, che danno vita e aiutano a vivere; così il libro di padre Ennio è pieno di speranza, di quella speranza che è il contrario della rassegnazione.
Mi sembra di vedere l’autore di fronte ad un grande fiume da attraversare, vede arrivare una barca dall’altra riva, è invitato a salirvi e così si compie quel passaggio che non avrebbe mai potuto compiere con le sue sole forze. Ancora una volta la Fede nel Signore non lo delude. Quel Dio in cui crede gli ha inviato non un transatlantico da crociera, ma una semplice zattera sufficiente però perché la traversata e l’approdo verso l’incontro si realizzino, è su questa “zattera” che l’inquisitore, protagonista del libro, non è un “arbitrario” ma un “arbitro”; non si può giocare alcuna partita invocando il libero arbitrio, è necessario un arbitro che abbia il compito di definire ciò che è vero e ciò che è falso, ciò che è bene e ciò che è male, ciò che è giusto e ciò che è ingiusto, ciò che è vizio e ciò che è virtù, ciò che è fede e ciò che è superstizione. Il libro si prefigge l’arduo compito di illuminare la mente dei lettori, affinché possano proclamare alla fine, come i discepoli di Emmaus: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre lungo la strada conversava con noi e ci spiegava le Scritture?” Non un semplice romanzo, ma un libro da meditare, che ti obbliga ad uscire dall’indifferenza, a toglierti le pantofole e metterti gli scarponi, perché la fede non è salotto e nemmeno una semplice passeggiata, ma una salita sul monte Tabor dove lo potremo contemplare solo se avremo avuto la volontà e la perseveranza anche di fronte agli ostacoli, alle difficoltà, alla fatica, al buio, alla nebbia… seguendo come i Magi quella stella che per noi Domenicani è il simbolo del nostro Ordine.
Ennio STAID, ¡Que viva Torquemada!, Youcanprint, 2017