“Lo Spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione, mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia (misericordia) del Signore” (Is 61, 1-2).
Queste sono parole programmatiche anche per noi domenicani: mandati a portare il lieto annuncio, cioè il vangelo, e donare la misericordia di Dio. Qui dentro è tutta la vocazione e il carisma di san Domenico, che egli ha trasmesso ai suoi. La vocazione domenicana è essenzialmente una missione di misericordia, un carisma che ha la sua sorgente nella compassione che Gesù sentiva per l’umanità, che la vedeva stanca e sfinita come pecore senza pastore.
Il papa Onorio III scrivendo a san Domenico e ai suoi primi compagni, nel 1217, definisce la loro missione, dicendo che dovevano impegnarsi per la predicazione del vangelo e la salvezza delle anime. Nel linguaggio medievale, per salvezza delle anime si intendevano i sacramenti, in particolare il sacramento della penitenza. Al papa parevano, giustamente, legati la predicazione e il sacramento della riconciliazione. La predicazione apre alla fede, il sacramento dona quanto annunciato.
Che il papa volesse i frati predicatori (domenicani) impegnati nella predicazione e nel sacramento della confessione, lo si evince anche dalle lettere che la cancelleria papale rilasciava a san Domenico da presentare ai vescovi, perché autorizzassero i Predicatori a predicare nella loro diocesi e ad esercitare il ministero del sacramento della penitenza o riconciliazione. Dopo la predicazione era normale riconciliare con Cristo e con la chiesa i convertiti. Queste lettere di raccomandazione ai vescovi erano necessarie sia perché i responsabili di una diocesi sonno i vescovi, sia perché l’appena concluso concilio Lateranense IV (1215) aveva emanato un decreto sul sacramento della penitenza, comandando ai fedeli di confessarsi almeno una volta l’anno, e dal proprio parroco. Con questo decreto sulla confessione si volevano operare due cose: la prima che almeno una volta l’anno tutti i fedeli celebrassero il sacramento della penitenza, la seconda che i parroci avessero il polso della situazione spirituale dei suoi fedeli e dell’estendersi in mezzo a loro dei movimenti ereticali e scismatici del tempo. La missione affidata dal papa ai frati mendicanti derogava un po’ da questo decreto. Sappiamo storicamente che, nonostante queste lettere papali, ci furono lo stesso degli attriti e delle incomprensioni col clero locale.
Da sempre i frati Predicatori (insieme a tutti gli altri Ordini mendicanti) si sono sentiti impegnati nella predicazione del vangelo e nel sacramento della penitenza, esercitandosi in essi con costanza e abnegazione, diventando seguiti predicatori e illuminate guide spirituali per tante anime, non solo in forza della loro santità, ma anche in forza della loro preparazione teologica.