Ancora una volta sono sulla strada. Ho 55 anni e mi sembra proprio di dover camminare ancora molto. Mi è arrivato un suggerimento indiretto, l’idea del deserto. Così ho rinunciato al pellegrinaggio –con le possibilità di incontro che può offrire- per dare tempo solo a me e al cammino, nel silenzio e in Dio.

Sono già tre giorni che cammino. Tre giorni di solitudine, non ho incontrato quasi nessuno. Tre giorni di fatica: lo zaino è carico e la pendenza ti sfianca in salita e ti distrugge gambe e schiena in discesa. Tre giorni di silenzio per la preghiera continua. Ho pensato che se sono quello che sono, se non mi sono ancora perduto (nella vita, non in questo cammino!) e se posso incertamente aiutare qualcuno a trovare la sua strada, lo devo al fatto che non ho mai voluto riempire la mia solitudine. Me la sono sempre tenuta stretta e a poco a poco ho imparato a metterci dentro l’invocazione: ”Signore Gesù Cristo abbi pietà di me peccatore”.

Credo di avere capito a che cosa servo. Non certo ad aprire nuove vie né tantomeno a scoprire idee e teorie che facciano scalpore, neppure a dare vita a qualche iniziativa di solidarietà che aiuti il mondo ad essere un poco migliore. Io posso solo servire da cartello indicatore, essere un dito che indica una direzione… meglio ancora, posso essere un portinaio, un usciere, uno che ti dice dove andare, a che piano, in quale stanza. L’usciere sa benissimo che nessuno cerca lui in quanto lui, importa la funzione, non chi la svolge. Come questo mi consola e mi riempie di energie: è un bel colpo inferto a quella belva satanica che è l’orgoglio. E adesso, lieto, continuo a camminare.

La solitudine è totale. Oggi è una brutta giornata, a tratti piove. Sono molto stanco, mi faccio forza, insisto, prego sempre. C’è da domandarsi se, fra di noi, c’è ancora qualcuno capace di vera solitudine, di staccare sul serio la comunicazione con il mondo. Eppure di poche cose c’è così tanto bisogno come di essere davvero soli con se stessi per ascoltarsi davvero, per aprire un varco a Dio, per scoprire quanto gli altri –che sono sempre dei singoli, mai un generico tutti- stanno nel nostro cuore e vederli con la limpidezza della distanza.

Senza radio e telefono (figurarsi cellulari e web) c’erano solo le lettere. Si sono conservate –cito un po’ a caso, fra tante- quelle di san Paolo, di san Bernardo, del beato Giordano, di santa Caterina… Tutte lettere scritte apposta perché fossero conservate, chi le scriveva ne conosceva il valore. Non abbiamo lettere di san Domenico, se non un semplice biglietto: tale laconicità, da parte di un uomo che “prese su di sé l’ufficio del Verbo”, che aveva la “grazia della parola”, dovrebbe farci riflettere molto: quante delle nostre conversazioni vale la pena di conservare? Meglio ancora: quante vale la pena di fare? Sempre di san Domenico si dice che “parlava solo con Dio o di Dio”. Solo la solitudine –quella vera- insegna l’importanza della parola.

Per arrivare sul crinale, una lunga salita, ma non terribile, solo molto lunga. Come spesso avviene, quando pensi di essere ormai arrivato in cima ti accorgi che manca ancora un piccolo tratto, lo superi in fretta e poi di nuovo un altro piccolo tratto… così la vetta si fa desiderare. Ho pensato che questa può essere una bella metafora dell’itinerario a Dio. Ma pensandoci bene Dio è piuttosto la valanga che si precipita dal monte e non lascia nulla come prima. O ancor meglio Dio è nella brezza sottile che accompagna il tuo salire e lo rinfresca. C‘era, lieve, per tutta la salita. Poi ho celebrato l’eucaristia.

Ieri andava e veniva, questa mattina la nebbia è fitta. I primi chilometri sono ancora nei boschi, nell’immensa foresta di faggi –e poi carpini, castagni, querce- che ricopre tutta la schiena di questi monti. In questa nebbiosa mattinata sono proprio in una selva oscura in cui si è spento anche ogni rumore e la strada la segui solo perché ci sono i segnavia.
Se sono nell’ombra è perché altrove c’è la luce; per me oggi tenebre e nebbia, per qualcun altro lo splendore del sole. Questo mi conforta molto: comunque il sole c’è.