Nei primi due giorni di luglio la Gioventù Domenicana ha potuto riunirsi nell’isola di San Francesco del Deserto, dove siamo stati gentilmente ospitati dai frati francescani. Verso le ore 8 siamo partiti con il vaporetto dalle Fondamente Nove. Durante il viaggio, abbiamo avuto l’occasione di ammirare il panorama ed apprezzare la storia di luoghi quali il Cimitero di San Michele e la Chiesa di San Michele in Isola, la quale ospitava un monastero camaldolese. Dopo aver costeggiato Murano, l’isola di San Giacomo in Paludo, il cui monastero fu soppresso dagli editti napoleonici per poi essere demolito, e l’isoletta della Madonna del Monte, abbiamo attraversato la suggestiva isola di Mazzorbo mediante il canale di Santa Caterina. Giunti a Burano, i frati ci hanno gentilmente accompagnato con la loro barca fino all’isola di san Francesco del Deserto.
Appena giunti alla cavana dell’isola, siamo stati accolti da un gruppo di uccellini che hanno iniziato a svolazzare e cinguettare sopra di noi. Scesi dalla barca abbiamo sistemato le nostre cose nelle cellette e abbiamo raggiunto il padre guardiano, il quale ci ha accompagnato a fare un giro del convento e ci ha spiegato la storia del luogo. Dopo la preghiera delle lodi e il pranzo con i frati ci siamo concessi una passeggiata nella quale abbiamo potuto ammirare la flora e la fauna dell’isola.
Nel pomeriggio padre Massimo ci ha introdotti in una meditazione incentrata sull’Eucarestia (partendo da un prefazio del messale romano) e sull’amicizia con Dio (Gv. 15, 9-17). In particolare, partendo dalla lettura del Vangelo, abbiamo compreso come un segno evidente dell’amicizia del Signore verso di noi è che il Verbo di Dio si è fatto uomo (pur rimanendo Dio). La risposta di Dio alla domanda su come ci può essere amicizia veramente reale e intima tra Lui e noi si realizza dunque in Gesù, ed essendo noi suoi amici, questo deve portarci ad essere come Lui. Conoscendo Gesù, possiamo amare Dio e rimanere nel suo amore, il quale si è espresso nell’incarnazione. Il legame tra Eucarestia e amicizia con Dio risulta dunque evidente, e proprio sull’Eucarestia si è svolta un’ulteriore parte della meditazione. Dopo un momento di riflessione personale, aiutati dal paesaggio ispiratore dell’isola, ci siamo riuniti per esporre i nostri pensieri riguardo al tema in esame. In particolare ci siamo soffermati sul versetto: “Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando” (Gv 15,14), comprendendo, anche grazie a fra Pietro, come non sia Gesù a negare la sua amicizia a noi, ma come siamo noi che la rifiutiamo volontariamente. È stato poi affrontato il tema della riattualizzazione del sacrificio di Cristo che avviene durante la celebrazione della Santa Messa. Verso le 17.30 abbiamo poi partecipato alla Santa Messa feriale, di cui è stata offerta l’intenzione per il capitolo provinciale che sarebbe iniziato lunedì.
La sera è stata scandita da momenti quali i vespri, la cena con i frati, una passeggiata intorno all’isola che ci ha fatto gustare uno splendido tramonto, e l’ufficio delle letture, per poi terminare con la visione di un film.
La giornata di domenica è cominciata con la colazione ed è poi proseguita con le lodi, per poi giungere ad una nuova meditazione guidata da padre Massimo ed incentrata sulla preghiera eucaristica in generale, per poi concentrarci sulla quarta per analizzarne i contenuti nel dettaglio. Questo ci ha permesso di comprendere l’importanza di una preghiera molto comune, ma forse poco compresa. È seguito poi un momento di riflessione personale prima della Santa Messa, durante la quale abbiamo avuto la possibilità di ricevere la Comunione sotto le due specie, ovvero quella del pane e quella del vino.
L’omelia di padre Massimo verteva sul testo del Vangelo del giorno (Mt 10,37-42), grazie alla quale abbiamo compreso come nella vita il primo posto è riservato a Dio, mentre quelli successivi possono variare. Ci possono infatti essere situazioni in cui la “classifica” viene stravolta per far fronte ad una necessità o ad un bene maggiore. Pensiamo ad un missionario che lascia parenti e conoscenti per servire chi è nel bisogno. Questo vale non solo per sacerdoti e religiosi, ma anche per noi laici.
Conclusa la Santa Messa e dopo aver pranzato con i frati, abbiamo avuto un momento libero. Ci siamo quindi recati presso la barca, con la quale siamo stati gentilmente riaccompagnati a Burano. Qui il gruppo si è diviso, e mentre una parte ha preso il vaporetto per tornare a casa, un’altra parte ha seguito padre Massimo e fra Pietro tra le case tipiche di Burano, per poi recarsi a visitare la chiesa di Santa Caterina a Mazzorbo. Durante il tragitto padre Massimo ha avuto modo di raccontarci alcuni aneddoti su Torcello, città la cui storia è legata a quella di Venezia e anche a quella dell’isola di San Francesco del Deserto. Ci siamo poi imbarcati nel vaporetto di ritorno dove siamo scesi per percorrere l’ultimo tratto di strada assieme a fra Pietro e padre Massimo, visitando la chiesa di Santa Maria Assunta (o dei Gesuiti).
Un discorso fatto di padre Massimo in questi giorni personalmente mi ha molto colpito. Esso trattava dell’importanza della testimonianza cristiana in un mondo che ha bisogno di conoscere Cristo, innanzitutto testimoniandolo con la nostra vita, con il nostro comportamento, e poi, se ci sono le condizioni giuste e si ha la possibilità, anche con la parola. Questo riprende la considerazione che se ci lasciamo amare dal Signore, sentiamo poi la necessità di condividerlo con gli altri. E questa condivisione non ci toglie nulla, tutt’altro.

Samuele