Ricorre quest’anno il 750° anniversario della canonizzazione di S. Domenico. Nella bolla scritta per quella circostanza (3 luglio 1234), Papa Gregorio IX parla della santità apostolica di S. Domenico e della fecondità della sua famiglia spirituale. Senza dubbio, il miglior modo di celebrare questo anniversario sarà quello di riflettere su questi aspetti della vita di S. Domenico in relazione al nostro modo di vivere, nel nostro tempo, il suo ideale.
Come san Domenico, anche noi, mediante il battesimo, siamo chiamati ad essere santi. Il Vangelo del Mercoledì delle Ceneri, invitandoci alla conversione, ci ricorda tre componenti o elementi essenziali della vita cristiana: la preghiera, il digiuno, l’elemosina. Il processo di canonizzazione di san Domenico ci mostra con chiarezza come egli visse con singolare intensità questi tre elementi.

Preghiera
«… Certamente egli fu molto fervente e co stante nella preghiera, più di qualunque altra persona egli abbia conosciuto». Sappiamo che S. Domenico fu, nello stesso tempo, sempre fedele all’obbligo della preghiera comune in coro, e che praticò la preghiera personale nel più alto grado di intensità «Pregava più degli altri fratelli che vivevano con lui, e osservava più lunghe vigilie» (Giovanni di Spagna).
È necessario che siamo uomini e donne di preghiera, nel senso che dobbiamo orientare in pienezza tutta la nostra vita a Dio e rimanere fedeli alla preghiera comunitaria e privata, se vogliamo veramente conoscere la volontà di Dio in noi e tradurla in pratica di vita. I ritmi della preghiera saranno necessariamente diversi per ciascun ramo della nostra Famiglia: claustrali, Frati Predicatori, religiose di vita attiva, laici domenicani; e, inoltre, sarà diverso per ogni persona all’interno di ciascun gruppo. L’importante è che ogni individuo e ogni gruppo siano consapevoli della necessità della preghiera e stabiliscano il ritmo idoneo per pregare e per rimanere fedeli a questo ritmo della preghiera.

Digiuno
San Domenico fu assai frugale nel mangiare e nel bere.
Ciascuno di noi deve esaminare il proprio stile di vita: il nostro mangiare, il nostro bere, il nostro modo di trascorrere le vacanze, di fare i nostri viaggi. Dobbiamo anche allargare la nostra visione della penitenza nel senso inteso da Papa Giovanni XXIII, quando diceva che noi dobbiamo mortificarci per gli altri, ma dobbiamo anche mortificarci un poco per noi stessi.
La penitenza che maggiormente conta viene dal di fuori e consiste nell’accettare le mortificazioni provocate dagli altri, le difficoltà della vita quotidiana, le sofferenze causate dall’invidia, dalla gelosia, dalla critica, dall’intolleranza, dall’egoismo.
San Domenico ci insegna a prenderci cura degli altri, dei nostri compagni («egli era sempre a disposizione per dare»), e dei peccatori. Dobbiamo preoccuparci del come noi rispondiamo e non giudicare le risposte degli altri: «Mai nessuno udì una parola cattiva, irosa o risentita dalle labbra di frate Domenico».

Elemosina
«Mosso da compassione e da misericordia, il fratello Domenico vendette i suoi libri (che egli stesso aveva annotato) ed altre cose che possedeva per darne il ricavato ai poveri».
Nostro Signore ci dice (Mt 25) che le cose ordinarie, quelle di ogni giorno, hanno importanza nella sua sequela: «Mi avete dato da mangiare, siete venuti a visitarmi». Noi rendiamo realmente un servizio agli altri quando li aiutiamo a superare le radici e le cause dell’ingiustizia e dell’oppressione. E necessario che ci consacriamo personalmente alla causa della giustizia e della pace, secondo le migliori tradizioni dell’Ordine; nessuno, tuttavia, deve sentirsi esonerato dal dovere di servire gli altri all’interno e all’esterno delle nostre comunità.
In questo contesto è pure importante che ciascuna comunità riservi una percentuale delle sue entrate all’aiuto dei poveri, considerando tutto questo una doverosa collocazione delle sue risorse. Dobbiamo poi applicare con molta maggiore serietà quanto le nostre Costituzioni dicono in materia di comunione dei beni tra noi.
Il nostro impegno cristiano va vissuto all’interno della Famiglia Domenicana. Sentiamoci ispirati dall’esempio della vita evangelica di S. Domenico e anche dal suo zelo apostolico.
«Sembrava a un testimone (Giovanni di Spagna) che egli fosse più zelante per la salvezza delle anime di chiunque altro avesse mai conosciuto». E dava prova di questo soprattutto con la dedizione e la tenacia che metteva «nella predicazione e nel- l’ascoltare le confessioni».
La nostra Famiglia non può trascurare queste caratteristiche della nostra dimensione apostolica: S. Domenico fondò il suo Ordine perché fosse realmente un Ordine di Predicatori. Ci sono senza dubbio altre necessità e altre priorità, ma per noi ogni cosa deve essere orientata alla salvezza delle anime, nostre e degli altri, mediante la predicazione.
(….) Ciò richiede in ciascuno di noi una grande capacità di ascolto, una costante disponibilità ad apprendere e ad adattarci, una grande prontezza nel valorizzare “i nostri talenti” e il contributo degli altri.
Di conseguenza, nella nostra Famiglia viene data grande importanza alla comunità. Il sistema di governo di san Domenico e il suo esempio nell’accettare la volontà dei fratelli costituiscono delle direttive essenziali affinché noi riusciamo a vivere questo tipo di vita comunitaria. Di solito, ciò equivale a dire che un gruppo di fratelli o di sorelle vivono insieme.
Ho partecipato a delle inutili discussioni nel corso delle quali i frati trattavano del modo di stabilire l’“ideale” o il numero minimo di frati necessario perché si abbia una comunità domenicana, ma senza dubbio sono rimasto maggiormente edificato dall’adesione agli ideali comunitari da parte di alcuni frati che vivono da soli per obbedienza o a motivo della loro attività apostolica.
(…) Infine, Papa Gregorio IX parla della fecondità della Famiglia di S. Domenico. L’elenco dei nostri santi e beati (religiosi e laici, uomini e donne, sposati e celibi) è ampio e vario, e dimostra come persone di diverse capacità e nazioni, in ogni tempo, hanno trovato nella nostra Famiglia modi e forme per realizzarsi e mezzi per santificarsi.
Desidero ricordare due cose. La prima cosa è la cooperazione nell’attività apostolica all’interno della Famiglia, e questo richiede che si promuova e venga dato il giusto spazio alle donne e al laicato. La seconda cosa è che dobbiamo essere fedeli alla nostra vocazione, cioè alla chiamata alla missione così profondamente incarnata nella vita di S. Domenico (…)

fra Damian Byrne – Maestro dell’Ordine – 1984