Domenica 15 ottobre la Gioventù Domenicana del Veneto si è, come mensilmente accade, ritrovata per il consueto incontro periodico, in questo caso ottobrino. Il luogo prescelto, questa volta, è Padova; ad un primo sguardo i convenuti paiono coloro che già conosciamo, ma, ad un secondo, ecco una piacevole novità: uno di loro ora veste di bianco ed ha un “fra′” anteposto al nome.
Il sottoscritto torna perciò ad accompagnare la Gioventù Domenicana nelle sue scorribande, questa volta, però, non da membro laico, ma da frate, professo semplice da poco più di un mese. Colgo allora con piacere l’occasione offertami per riprendere la penna e narrare personalmente gli eventi occorsi in questa bella giornata.
Nella mattinata, giunti nella città Veneta e ricomposto il gruppo, abbiamo recitato le Lodi e celebrato la Santa Messa. Il nucleo di riflessione principale dell’incontro ha trovato invece il suo spazio nel pomeriggio. Innanzitutto, padre Massimo ha deciso di affrontare un tema molto importante che mai avevamo avuto occasione di trattare in precedenza: la devozione mariana nell’Ordine domenicano. La riflessione si è concentrata in particolare sulla genesi e sul significato della pratica del Santo Rosario, non senza alcune osservazioni su altri “tòpoi” dell’Ordine, quali ad esempio le rappresentazioni, agiografiche e pittoriche, del famoso episodio dei ‘figli di San Domenico’ accolti sotto il manto della Beata Vergine.
Ma la parte centrale della giornata è stata occupata da un’esposizione di padre Emanuele Guerrini intorno al tema delle icone. In questa occasione, l’argomento non è stato trattato sotto quel suo aspetto squisitamente teologico (perlomeno, non nei termini di una esposizione astratta in questo senso), ma su di un piano effettivamente realizzativo. Abbiamo potuto constatare come il processo di realizzazione di un’icona sia incredibilmente complesso e presupponga non solo abilità artistiche raffinate congiunte a molto esercizio, ma anche una difficile opera di reperimento dei materiali e tempere necessari, l’accurata creazione di misture di vario genere, la capacità di sottoporre il legno ed i supporti utilizzati ad uno specifico trattamento, nonché una notevole conoscenza dei tipici modelli e simbolismi iconici; infine, una precisione di tratto non indifferente: è infatti possibile effettuare solo un numero limitato di correzioni, pena una non ottimale riuscita dell’opera.
Ciò ci ha molto colpiti. Certamente, una simile arte non solo è atta a favorire, nell’autore e nel fruitore, uno slancio meditativo circa il soggetto rappresentato, ma costituisce anche una notevole forma di ascesi!
Dopodiché, il tempo a nostra disposizione è scaduto e ci siamo nuovamente divisi per far ritorno alle nostre dimore (o conventi), nell’attesa di rincontrarci, come ai vecchi tempi, il mese successivo.
Fra Marco