Approccio di conversione
Per il popolo d’Israele il Giubileo era un tempo di gioia e di rinnovamento, in cui «ognuno di voi ritornerà alla sua proprietà e alla sua famiglia» (Lev 25,10). Il nostro Giubileo ci inviterà a ritornare alle origini dell’Ordine e, paradossalmente, sarà così che ci ricorderemo di come S. Domenico mandò via i primi frati dalle loro case, dalle loro famiglie e dalle loro nazioni per scoprire la gioia e la libertà dell’itineranza. La nostra mobilità significa molto più che muoverci da un posto all’altro: come discepoli di Cristo, noi siamo mandati a predicare il Vangelo.
Ci siamo avvicinati al nostro Giubileo con un duplice approccio.
Uno di gratitudine per il dono della vocazione nell’Ordine, per la fiducia del Signore in noi, per la sua fedeltà a noi, per la tradizione che ci è stata tramandata, per la ricchezza e la diversità con cui i frati di oggi adempiono alla missione di predicare e per le nuove vocazioni che ci sono state date.
L’altro è quello della verità e dell’umiltà che deriva dalle fonti della nostra storia e della nostra tradizione in spirito di gratitudine e di conversione, pregando il Signore di rinnovare la generosità e la libertà interiori che ci renderanno di nuovo pronti ad essere mandati a proclamare il Vangelo con passione, creatività e gioia, proprio come fecero i primi confratelli di Domenico.
Rinnovamento dell’Ordine
Aver preparato il Giubileo durante gli scorsi anni ha significato entrare in un processo dinamico di rinnovamento, che culmini nel mandare i frati a predicare in modo nuovo, proprio come Domenico mandò i primi confratelli. Condividiamo la gioia e la libertà di essere mandati, seguendo S. Domenico, con l’intera Famiglia Domenicana.
Prepararci per il Giubileo ha ribadito che, come Domenicani, siamo mandati a predicare la Buona Novella della Resurrezione di Cristo. E mentre ci preparavamo ad essere nuovamente «mandati» ci siamo più volte chiesti: da chi siamo mandati? A chi siamo mandati? Con chi siamo mandati? Che cosa portiamo con noi nell’essere mandati?
Il capitolo generale ha scelto di richiamare l’attenzione di tutti i nostri frati e di tutte le nostre comunità su certi aspetti concreti della nostra vita, invitandoci a trarre vantaggio da questo tempo di preparazione al Giubileo come da una possibilità di rafforzare la vita e la missione dell’Ordine. Lungi dall’essere semplicemente un’effimera auto-celebrazione, il capitolo propone che il Giubileo sia un sentiero – una «scuola» – di verità e di umiltà, un sentiero verso la conversione che ci inviti, come individui e come comunità, a riempire pienamente di significato ognuna delle dimensioni e delle esigenze della vita che professiamo.
Criteri per la celebrazione del Giubileo
La celebrazione dovrebbe essere orientata verso Dio, dal quale riceviamo il dono della nostra vocazione domenicana, e verso coloro ai quali siamo mandati.
Ricordare la nostra storia è ricordarci delle nostre origini in spirito di gratitudine, e aiutare noi stessi a scoprire il ruolo dell’itineranza nel nostro stile di vita.
La celebrazione del Giubileo è un’opportunità per noi, in spirito ecumenico, di avventurarci in «mondi nuovi» in dialogo e solidarietà con gli ultimi, i poveri, le vittime della violenza e dell’oppressione. Noi dovremmo stendere la mano ai credenti di altre tradizioni religiose come ai non credenti, vicini a loro nella loro ricerca di significato.
La celebrazione del Giubileo dovrebbe riflettere la creatività che è oggi necessaria per predicare attraverso le arti e i moderni mezzi di comunicazione.
La celebrazione del Giubileo deve includere tutti i rami della Famiglia Domenicana, e riuscire a catturare la voce e l’immaginazione dei giovani.