Storia, immagini e documenti dall’Archivio domenicano dei SS. Pietro e Paolo

Conferenza
Giovedì 8 Dicembre 2016

Mostra
Venerdì 9 dicembre 2016 fino al giovedì 23 febbraio 2017

A conclusione di questo anno Giubilare ci sembrava importante poter sottolineare anche in Turchia, nel nostro piccolo, questa ricorrenza storica. Non possiamo ignorare che gli inizi dell’Ordine coincidono praticamente anche con gli inizi della sua presenza a Costantinopoli e in Asia Minore. Raccontare la storia dei Domenicani in questo angolo di mondo era innanzitutto una occasione per presentare a un più vasto pubblico, una parte del ricco patrimonio documentario conservato nell’Archivio dei frati Domenicani dei Santi Pietro e Paolo, nel tentativo narrare la presenza della comunità domenicana nella città di Costantinopoli prima e della moderna Istanbul poi. Attraverso l’operato di alcuni dei padri domenicani che hanno raccolto nel convento molti dei documenti della storia e della presenza cristiana latina in Asia Minore, è possibile, tanto più oggi, “rileggere” le vicende che hanno coinvolto la comunità nella vita dell’impero Bizantino, ottomano e della repubblica Turca. Molte le voci che emergono dai documenti d’archivio: dalle più umili presenze che hanno vissuto accano alla comunità a più eminenti personalità che hanno frequentato i conventi domenicani in Turchia e stretto legami con alcuni dei Padri. Tra l’altro, è un modo – forse inconsueto rispetto alla storiografia ufficiale – per far riemergere dall’oblio del tempo e dalla polvere degli archivi le tante vicende di uomini e donne che hanno avuto un ruolo significativo per la presenza dei frati Predicatori e più in generale per la storia culturale.
Nella cosmopolita Costantinopoli bizantina, prima, e nella capitale ottomana, poi, i Domenicani furono costantemente presenti, sebbene con alterne vicende. Tre erano le loro più importanti fondazioni: due sorte nella penisola storica, nei pressi del quartiere di Balat, ovvero la chiesa di San Niccolò e quella più celebre dedicata alla Vergine di Costantinopoli, e una nella penisola di Galata, intitolata a San Domenico, ma meglio nota col nome di San Paolo. E se la memoria delle prime due si è purtroppo in gran parte perduta, nonostante i tentativi di identificarne le tracce, più tangibili sono invece i resti della chiesa di San Paolo, ancora oggi percepibile sotto il rinnovato restauro dell’Arap Camii. Costruita entro il quartiere genovese, non lontano dalle mura che cingevano l’antica città di Pera, la chiesa di San Paolo è forse il simbolo più rappresentativo della lunga storia dell’ordine in questa città. Il caratteristico profilo rettangolare dell’alto campanile, che ha incuriosito e affascinato viaggiatori e artisti, persino in epoca moderna, e l’originaria struttura architettonica con volte a crociera e costoloni, nonché la ricca decorazione pittorica e musiva, riportate alla luce nell’ultimo restauro ma ora celate dalla contro-soffittatura moderna, fanno di questo monumento un vero unicum. Ma la storia dei Domenicani va ben oltre l’età medievale e i confini della città di Istanbul.
Negli ultimi due secoli la rinnovata comunità dei frati italiani ha salvaguardato e custodito nel convento dei Santi Pietro e Paolo a Galata – riedificato nel 1843 su progetto dell’architetto svizzero Giuseppe Fossati – le carte e le memorie dei cenobi di Smirne, di Bakirkoy, di Yedikule e naturalmente della comunità levantina di Istanbul, che ne documentano la storia a cavallo tra la fine dell’impero ottomano e la nascita della Repubblica turca, fino ad oggi.
Il convegno, organizzato presso il Teatro della Casa d’Italia, darà conto dell’appassionato e meticoloso lavoro di specialisti e studiosi provenienti da diverse università che faranno luce su tante tematiche connesse con la storia locale, presente e passata. La mostra, allestita nello stesso Convento dei SS. Pietro e Paolo a Galata, vuol essere invece una piccola ma luminosa finestra sul più ampio panorama storico della vita dei Domenicani in Oriente. L’una e l’altra mirano però, innanzitutto, a stimolare la memoria e a pungolare la curiosità, a ritrovare una storia che non si è mai perduta, che è rimasta custodita e che merita d’essere nuovamente raccontata e condivisa, perché è anche la nostra storia che cerca di continuare nel presente nel tentativo di fare della multietnicità e della molteplicità di culture una ricchezza per il presente e di certo un ponte per il futuro.

Alla parte storico-culturale sarà associata una parte spirituale con Vespri Solenni comunitari dell’Avvento il sabato 10 dicembre alle ore 18h30, presieduti dal Vicario Apostolico di Istanbul, Mons. Ruben Terrablanca e la messa solenne domenicale dell’11 dicembre alle ore 11, presieduta da Mons Lorenzo Piretto, Vescovo di Smirne e nostro confratello.

a cura di fra Claudio Monge e Silvia Pedone
con la partecipazione e il sostegno dell’Istituto di Cultura Italiano di Istanbul

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