La Gioventù Domenicana di Venezia a lezione da fra Bernardino Prella

Come sapete Sabato 23 e Domenica 24 Gennaio siamo stati ospitati nel convento di Santi Giovanni e Paolo, a Venezia, per il primo incontro dell’anno. Il vuoto causato dal dispiacere per l’esiguo numero dei presenti è stato abbondantemente colmato dall’ospitalità sempre calorosa e dallo spirito sempre gioioso dei frati domenicani. Un grazie di cuore, quindi, a tutti i frati, ed in particolar modo a fra Massimo Mancini, per guidarci con instancabile zelo in questo camminare insieme, e a fra Bernardino Prella, per averci donato la sua profonda e pungente riflessione, la seconda sul tema “Costruire il senso/valore della propria vita”.

Gli argomenti sui quali Bernardino ci ha invitati a navigare costituiscono veramente un mare di contenuti dei quali cercherò di far emergere solo alcuni punti. Stella polare del discorso è stato il tema dell’accettazione: accettare (o meglio, imparare ad accettare) se stessi è il fondamento, il punto di partenza per una crescita sana e uno sviluppo autentico della persona. L’accettazione di sé comprende l’accettare la situazione socio-storia in cui si è “gettati”, la propria struttura personale, data dal temperamento, dal proprio fisico, dalle proprie emozioni… tutti elementi che cambiano da persona a persona.

È stato messo in evidenza come l’accettazione non debba venire solo da noi stessi: l’essere accettati dagli altri (e l’accettare altri) ha un’importanza inestimabile (il “ti amo per quello che sei”, nonostante i limiti, i difetti).

Accettare una persona per quella che è, per quello che è il suo punto di partenza (temperamento, ecc.) è ben diverso dal, purtroppo, troppo spesso usato: “io sono fatto così”; quest’ultima affermazione è il negare la propria libertà, uno svilire la propria dignità: il fatto che noi abbiamo un certo temperamento non impedisce, infatti, di poterci costruire. L’uomo è un essere evolutivo, siamo in una crescita continua, e dobbiamo impegnarci in questo. Impegno faticoso, certo, ma fra Bernardino ci ha più volte invitati a fare nostre queste parole: “abbiate pazienza, con voi stessi e con gli altri. È faticoso maturare nella verità”.

Imparare ad accettarsi dunque, e ad accettare, un allenamento questo che ci riporta all’antico “conosci te stesso”, la nostra fatica più profonda. Sì, perché non possiamo accettarci se prima non ci conosciamo; e qui rientra in gioco il ruolo fondamentale che svolgono gli altri: da una parte, imparare ad ascoltarsi, a riflettere su se stessi, dall’altra imparare ad ascoltare gli altri, cosa gli altri vedono in te e di te. Bisogna che impariamo a riconoscere quelle che ci sono state presentate come “autorità”, cioè quelle persone che ci aiutano veramente a formarci come persona. Riconoscerle e poi sceglierle. Abbiamo bisogno di queste figure, tutti ne hanno bisogno, tutti hanno bisogno di aiuto. La scelta delle autorità è nostra, e le autorità sono fondamentali, ma poi non deve mancare la nostra riflessione critica. È necessario che di fronte all’immagine di me stesso che gli altri mi restituiscono e di fronte all’aiuto delle autorità ci sia la propria riflessione: bisogna imparare a soppesare criticamente, perché è questo che consentirà di fare scelte che siano veramente personali, le proprie scelte.

Riflettere dunque, pensare; è grazie alla riflessione che si impara a decidere i propri orientamenti di vita. Agire di più e reagire di meno; la reazione è istintiva, l’azione riflessa. Pensare tanto, quindi, per agire bene… ed “imparare ad agire volentieri – ci esortava Bernardino – perché è la condizione della nostra gioia. Abituatevi a questo: già che lo fai, fallo volentieri. Se è bene fare una cosa, falla col cuore”.

Federico