Il nostro sito aveva già pubblicato le immagini della bella chiesa domenicana di Mosul, in Iraq. Nostra Signora dell’Ora (Al-Saa’a) si trova nel cuore della città vecchia di Mosul, all’incrocio delle due strade principali che attraversano lo storico tessuto urbano. Costruita alla fine del XIX secolo, è sempre stata considerata uno dei simboli di Mossul soprattutto per il suo visibilissimo campanile che, con il suo grande orologio, era stato donato dall’imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III. Questa caratteristica architettonica e urbana è incisa nella memoria e nella storia della gente e della città ed è emblematica della diversità culturale e della convivenza pacifica tra le sue comunità.
A Mosul vive un forte minoranza cristiana e i frati domenicani avevano da sempre dato impulso alla vita religiosa, culturale e sociale di Mosul e la chiesa era così anche un simbolo eloquente di fraternità; purtroppo lì. Negli anni scorsi , si è accanita la furia devastatrice e iconoclasta dell’Isis e nel 2014 la chiesa, con il suo bel campanile, era stata pesantemente danneggiata.
Il 24 aprile scorso l’Unesco ha annunciato l’inizio della ricostruzione della chiesa di Al-Saa’a. Il progetto è stato deciso nell’ottobre del 2019 dall’Unesco in collaborazione con gli Emirati Arabi Uniti. L’ordine domenicano ha approvato e sostenuto questo progetto che fa parte di un’iniziativa per ripristinare il patrimonio culturale e religioso di Mosul.
“Se la parte centrale del progetto è finanziata dagli Emirati Arabi Uniti, in seguito alla visita di Papa Francesco ad Abu Dabi – dichiara fra Olivier Poquillon, parroco latino per gli stranieri in nord-Iraq e incaricato dei domenicani per il progetto – un’altra tranche del programma è sostenuta dall’Ue che ha recepito i suggerimenti formulati a suo tempo dalla Comece, la Commissione delle conferenze episcopali dell’Unione europea, nel suo contributo alla strategia europea per l’Iraq: offrire opportunità di lavoro e di futuro economico a tutti i componenti della popolazione. Un progetto ancora più importante in questo tempo di pandemia in cui il lavoro è una fonte di sussistenza importantissima. Il nostro convento, in base a questo progetto dell’Unesco, dovrebbe diventare centro di un programma di formazione professionale. Oltre alla sua dimensione spirituale si mira anche a rilanciare attività congiunte in campo culturale e sociale”. In questo modo, si legge ancora nel comunicato dell’Unesco, “si promuove la riconciliazione e la coesione sociale nella città irachena. Il restauro della chiesa conventuale di Nostra Signora dell’Ora è importante non solo per il suo valore culturale, ma anche come testimonianza della diversità della città, orgoglioso crocevia di culture e rifugio pacifico per diverse comunità religiose nel corso dei secoli”.
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