Il 1° novembre tutta la Chiesa ha celebrato la solennità di Tutti i Santi; una settimana dopo L’Ordine dei Predicatori celebra Tutti i Santi Domenicani. Forse perché dai Domenicani c’è una specie di festeggiamento riservato ed esclusivo? Che cosa c’è sotto?
Per prima cosa, e più semplicemente, dovremmo chiederci: perché si celebrano i santi? Nel sermone che si legge nell’ufficio delle letture del 1° novembre san Bernardo spiega che la nostra venerazione e la nostra celebrazione dei santi non porta beneficio a loro in cielo ma piuttosto a noi qui in terra. I santi sono perfettamente felici, hanno guadagnato tutto; niente di quello che facciamo in loro onore può renderli più felici, loro che sono nei cieli con Dio. Ma noi che siamo sulla terra abbiamo bisogno di aiuto. Abbiamo bisogno di ogni aiuto che possiamo ottenere e celebrare la festa dei santi serve a noi quaggiù.
In che modo ci serve? Uno scopo è spesso più facile da raggiungere se lo desideriamo maggiormente: meditare sull’intensa felicità dei santi ci aiuta ad accendere il santo desiderio di essere in loro compagnia, con Dio. Inoltre, per raggiungere uno scopo aiuta avere un esempio da imitare: nelle vite dei santi troviamo eroici esempi di virtù. Infine abbiamo bisogno della grazie di Dio.
Ovviamente ciascuno ha la sua collezione di santi protettori e patroni di riferimento: quelli che hanno avuto una vocazione simile, simili esperienze di vita o simili difficoltà o magari hanno semplicemente il nostro stesso nome. Nell’Ordine noi celebriamo Tutti i Santi Domenicani perché siamo uniti a loro dalla nostra vocazione alla vita domenicana. Per questo motivo ci offrono degli esempi particolarmente buoni e noi abbiamo ottime ragioni per rifarci alla loro intercessione per noi e per il nostro ministero. Quale predicatore potrebbe non trovare esempio in san Pietro Martire o in san Vincenzo Ferrer, che come sappiamo attiravano migliaia di anime? San Tommaso e sant’Alberto potrebbero stimolare gli studenti ad applicarsi di più e soprattutto a cercare di conoscere Dio. È difficile non essere incoraggiati dall’audacia di uno come il beato Antonio Neyrot alla fine della sua vita. Era un frate domenicano che fu fatto prigioniero dai pirati, si convertì all’Islam e messo al servizio del califfo. Tuttavia, più tardi, commosso dal racconto della morte di sant’Antonino, un altro domenicano che era stato suo maestro, ritornò in seno alla Chiesa e così, rivestito dell’abito domenicano, entrò nel palazzo del califfo a professò la sua fede davanti a lui, che lo condannò a morte. E poi, ovviamente, c’è san Domenico, che parlava solo con Dio o di Dio. Ce ne sono moltissimi altri, l’elenco è davvero incompleto.
Così il 7 novembre è un giorno importante per ogni Domenicano, per quelli che noi serviamo e per quelli che ci sono vicini. È un giorno per rallegrarsi del trionfo di questi santi che hanno condiviso la nostra vocazione e per lodare Dio per la loro vittoria. È un giorno per imitare il loro eroismo rivestendoci delle loro virtù. È un giorno in cui rinnoviamo la nostra consacrazione all’annuncio del vangelo, predicando il Signore Gesù ovunque e ad ognuno per la salvezza delle anime. È un giorno in cui diamo vigore alla nostra attesa di unirci alla compagnia dei beati, di essere felici con Dio.
fra Nicholas Hartman