“Una delle caratteristiche della spiritualità domenicana è di lavorare con delle persone che, in un modo o nell’altro, vivono ai margini della società, ad esempio i carcerati”, spiega Ludovic Namurois, responsabile delle fraternite laiche domenicane in Belgio. “Senza troppi progetti o obiettivi prefissati, noi ci accontentiamo di far andare avanti le cose. Si tratta di essere disponibili ai bisogni della pastorale: quando si presenta un problema, vediamo come risolverlo”.

È esattamente ciò che è successo nel carcere di Ittre, a sud di Bruxelles, dove il frate domenicano Patrick Gillard, del convento di Louvain-la-Neuve, lavora come cappellano. Le eucaristie settimanali erano ben partecipate e il gruppo di preghiera era fiorente. I carcerati trovavano molta forza nella loro preghiera e alcuni di loro hanno espresso il desiderio di approfondire la loro preghiera e di sapere di più sulla spiritualità domenicana. Albert Rondelet, uno dei laici che aiutavano il cappellano esprimeva un desiderio analogo e ha pensato di unirsi a una fraternita domenicana.

Ludovic Namurois continua il suo racconto: “Un giorno, mentre facevo visita ai carcerati, sono rimasto impressionato dalla qualità della loro preghiera e anche dal loro desiderio di essere in contatto con gli altri, sia dentro che fuori delle mura della prigione, con qualcosa che trascendesse la loro vita quotidiana. Allo stesso tempo il Maestro dell’Ordine, fra Bruno Cadoré, ha suggerito di erigere una fraternita laicale dentro il carcere di Ittre, analogamente alla sola fraternita domenicana in ambito carcerario, quella di Norfolk, negli Stati Uniti. Sotto la protezione della Santa Vergine e con il consenso del provinciale del Belgio, un piccolo gruppo fraterno è stato creato all’interno del carcere. In un primo tempo abbiamo proposto ai partecipanti un corso di iniziazione cristiana e abbiamo insegnato gli elementi fondamentali della tradizione domenicana. Abbiamo iniziato a pregare i Vespri e ci siamo messi in contatto con la fraternita di Norfolk. Nell’ottobre 2018, dieci detenuti e il cappellano laico hanno fatto la loro professione e, dopo qualche tempo, alcuni si sono impegnati a vita. L’anno dopo il provinciale del Belgio ha eretto la fraternita domenicana, che è diventata la seconda fraternita del mondo in ambito carcerario.

Prosegue Ludovic: “I detenuti che noi accompagniamo hanno l’impressione di poter contribuire con le loro preghiere, come tutti i monaci o le monache di clausura, a offrire un sostegno reale agli altri, all’Ordine dei Predicatori e al mondo, all’interno o all’esterno della prigione. Pregare è predicare: fanno l’esperienza del fatto che le loro preghiere possono avere un ruolo importante nella vita. È molto importante per loro.

Fra Patrick conferma che “fare parte della fraternita laicale fa loro comprendere che anche dopo delle azioni gravi c’è sempre un modo per trovare Dio. Non dipendono più dagli altri per ogni cosa, ma si occupano della propria formazione religiosa e possono predicare in carcere. Mentre erano privati dei diritti ed esclusi dalla società, hanno avuto voce al capitolo provinciale delle fraternite laiche del 2019. Questo ha permesso di ritrovare il senso di responsabilità, si sono sentiti riconosciuti nella loro dignità di uomini”.

“Nelle riunioni della fraternita studiamo la Bibbia e prepariamo delle preghiere per tutti i detenuti, come la Via Crucis o il rosario; è il nostro modo di predicare” dice Steven, uno dei membri della fraternita. “Siamo all’inizio del nostro percorso, ma ci crediamo e preghiamo in unione con tutte le fraternite domenicane del mondo. Ci sono delle sbarre di ferro davanti alle nostre finestre, ma i nostri cuori sono spalancati”.

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