Il capitolo provinciale è formato dai rappresentanti di tutti i frati della provincia. Siccome i priori dei conventi sono stati eletti dai loro confratelli – e non sono stati nominati ma soltanto confermati dall’autorità superiore – essi li rappresentano a pieno titolo. Inoltre ogni convento, per assicurare un’adeguata rappresentanza alla così detta base, elegge al suo interno un socio che accompagnerà il priore e che avrà in capitolo i suoi stessi identici diritti. Per le comunità più grandi i soci possono essere più di uno: nella nostra provincia il convento di Bologna ne elegge tre e quello di Milano due. E i frati che vivono nelle comunità non conventuali, ossia quelli che non eleggono il loro superiore ma questi viene loro nominato? Anche questi ovviamente hanno il diritto di inviare i loro rappresentanti, i loro delegati. Questi delegati vengono eletti da collegi, composti all’incirca da una decina di frati: pertanto due o più piccole comunità, eventualmente con altri frati viventi a vario titolo fuori convento o fuori provincia, si uniscono per inviare al capitolo il loro rappresentante, il delegato appunto. Nella nostra provincia i collegi sono quattro e quindi quattro sono i delegati. Così, fra priori, loro soci e delegati siamo arrivati a una ventina di frati di capitolari, espressione diretta della vita delle varie comunità; nessuno è membro “di diritto” del capitolo provinciale.

Abbiamo detto che è compito del capitolo eleggere il priore provinciale: è una delle sue prime incombenze perché i lavori saranno presieduti dal nuovo provinciale (che può anche essere, ma soltanto per un altro quadriennio, il provinciale che ha appena terminato il suo mandato).
Eletto il provinciale, si procede anche all’elezione di quello che sarà il governo della provincia per i prossimi quattro anni: innanzitutto i definitori (in numero di sei) che insieme al priore provinciale hanno il compito di tradurre in leggi (“definire”) gli orientamenti e le decisioni del capitolo e di nominare gli ufficiali della provincia, ossia i frati che dovranno assumere degli incarichi per il servizio di tutti i confratelli della provincia: l’economo provinciale, i responsabili della formazione dei giovani frati, i vari promotori (hanno il compito della “promozione” di un determinato ambito: la famiglia domenicana, le vocazioni, la pastorale giovanile, la formazione permanente, il rosario, la giustizia e la pace, la predicazione organizzata, la comunicazione sociale e internet), i responsabili della casa editrice e delle riviste e tutti quelli a cui si riterrà utile affidare un servizio per attuare le decisioni del capitolo provinciale e favorire la vita e la missione della provincia. I definitori costituiranno poi il consiglio che aiuterà il priore provinciale nel suo governo durante il prossimo quadriennio. Di questo consiglio fanno parte di diritto anche il socio del priore provinciale (ossia il frate da lui scelto come stretto collaboratore) ed il reggente degli studi, che è il frate a cui in modo particolare sono affidati la promozione ed il coordinamento della vita intellettuale della provincia. Data l’importanza che tradizionalmente lo studio ha nel nostro Ordine, il reggente non è nominato dal capitolo, ma il suo nome viene proposto al Maestro generale a cui spetta di istituirlo.
È infine compito del capitolo provinciale eleggere i rappresentanti per i capitoli generali di tutto l’Ordine, che si tengono ogni tre anni, in maniera alternata tra capitoli di provinciali e capitoli di definitori. Al massimo livello i capitoli generali esprimono quella dinamica partecipativa alla costruzione del consenso comune in vista del nostro progetto apostolico che è caratteristica fondamentale della nostra vita domenicana.

Evidentemente il capitolo provinciale non si limita ad eleggere delle persone ma soprattutto guarda al futuro valutando il presente ed elaborando dei progetti. Vedremo come nel seguito di questo articolo.