Il cammino spirituale per trovare la propria vocazione

Da uno a dieci, che voto dai alla tua vita? Questa è la domanda che ci fa fra Adrien Candiard all’inizio del suo libro “Quando eri sotto il fico…” la domanda non richiede necessariamente una risposta ma, ammettiamolo, ha senso. Fa nascere in noi un sentimento bizzarro e misto, tra il sereno e l’inquieto. Come dare voti alla propria vita? Col metro di quali successi o di quali sconfitte? La felicità perfetta vuol dire un bel dieci? Il denaro, il lavoro, l’amore, fanno media? Soprattutto non rispondete subito, anche se non vi sentite molto lontani dal vero.
Fra Adrien Candiart vive nel convento domenicano del Cairo e ci invita a seguirlo sul tanto ricercato cammino per la felicità leggendo il suo piccolo libro, appena apparso nelle librerie francesi. Piccolo inserto sulla storia biblica di Natanaele: Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: “Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità”. Natanaèle gli domandò: “Come mi conosci?”. Gli rispose Gesù: “Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico”(Gv 1,47-48). Cosa significa essere un israelita (un israelita è figlio di Giacobbe!) in cui non c’è falsità? Che vuol dire questo simbolo del fico in rapporto alla vocazione? Le risposte del frate sconcertano e corroborano il sottotitolo del libro: “Pensieri intempestivi sulla vita cristiana”.
L’itinerario spirituale proposto è semplice ma ogni pagina sembra richiamare dell’evidenze dimenticate, maltrattate dalle nostre abitudini, dalla nostra pigrizia, dalle nostre domande… insomma dalla routine. La vita sociale ci fa talvolta dimenticare quella ricerca dell’assoluto che ci è così cara. Si tratta allora tutto quello che sentivamo sotto il nostro albero di fico e che abbiamo dimenticato. Seriamente, si tratta della vita e del destino… ma lasciamo perdere per un attimo la serietà, perché c’è anche un altro modo, buffo e divertente, di vedere le cose. Soprattutto se l’autore non manca di humour e di pedagogia per tentare di scuotere il suo lettore.
Trovare la propria vocazione vuol dire ascoltare il proprio desiderio profondo, che altro non è se non la volontà di Dio per ognuno di noi. Numerosi desideri possono guidarci a ciò che è essenziale, anche se bisogna a volte metterli in ordine. Bisogna anche rinunciare alla comodità, a un vita spirituale costruita come una fortezza che impedisce a tutti di entrare. Accettare di essere disturbati, continuamente. La difficoltà, o piuttosto il peccato, è nel credere che in noi ci sono due persone: quella che si ascolta e quella che ascolta Dio parlare in lei. La chiamata non si fa cogliere in un luogo tranquillo, risuona piuttosto nella vita piena, nel combattimento. Sotto gli occhi di Dio, la vita non è più questione di scelte sbagliate o di errori fatti, è la vita, semplicemente. La vita è il periplo in cui si espande la nostra vocazione. Questo vuol dire essere “un israelita in cui non c’è falsità”.
Fra Adrien si serve della figura di Giacobbe per spiegare la lotta; di Abramo per ricordare la necessità di lasciare il proprio paese, la propria famiglia e la casa del proprio padre per mettersi in cammino lasciando perdere le comodità; di Natanaele, ovviamente, interrogando il simbolo dell’albero di fico. Fa per noi un’inchiesta sul mistero della vita interiore dove Dio ci raggiunge. L’amore di Dio è un’avventura vissuta nell’intimo di ciascuno. Ci invita a non aver paura di buscar delle botte, di avere il cuore ferito, ad avere fiducia perché Dio visita il suo amato quando questi dorme. Ci invita a credere che la preghiera è a nostra portata dovunque noi siamo.
La vita di un cristiano non è sempre circonfusa di gioia: è questione di carattere e poi ci sono i cambiamenti di umore, le difficoltà… bisogna capire che cosa è la vera gioia a cui siamo chiamati. Il desiderio infinito che dilata il cuore dell’uomo, creato a dimensione del Dio vivente ma sempre troppo stretto, troppo asfittico perché Egli possa venirvi e abitarvi. Così il libro evoca il perdono, l’umiltà, l’amore, la sessualità e tanti altri aspetti umani che vengono posti nella giusta collocazione con molta umanità. Di modo che la paura di non avere capito con quale parametro dare un voto alla propria vita a poco a poco se ne va.
Questo libro è rivolto a quelli che vogliono vedere la vita come un’avventura umana e spirituale straordinaria, in una quotidianità molto ordinaria. E se la capacità di amare davvero e la volontà non sempre si incontrano, la capacità di correre dei rischi, di lasciarsi disturbare, di cercare sempre sono la vera sfida. Una sfida per tutta la vita cristiana.
Chi è la persona seduta sotto il fico e che cosa vuole il Signore da lei?

A. CANDIARD, Quand tu étais sous le figuier…, Cerf, Paris, 2017