Qualche tempo fa, accompagnando un pellegrinaggio a Fatima, la mia affermazione che il rosario era preghiera eminentemente cristologica destò stupore e in più d’uno incomprensione e resistenza. Ma ero determinato: e così in quattro giorni, spiegandone l’origine e l’evoluzione, approfondendone i contenuti e i rimandi scritturistici, con i miei compagni di viaggio siamo riusciti a pregare il salterio della Vergine Maria in un modo che ai più è sembrato “nuovo” (e quindi pur sempre sospetto!) ma per tutti si è rivelato esperienza spiritualmente ricca e mai prima provata. Questo a dire che il modo di preghiera forse più caratteristico dei cattolici è certamente mnemonicamente appreso e meccanicamente ripetuto, ma forse non mai spiegato e insegnato, nonché personalmente compreso e interiorizzato.
E allora? Ritornare alle “sana” tradizione domenicana e predicare il rosario? Predicare il rosario! A sentirla così, fa rabbrividire. Si potrebbe forse dire “insegnare a pregare il rosario”, o anche “diffondere la preghiera del rosario”, ma come si fa a predicare quello che altro non è che un metodo di preghiera? Eppure… se si ha ben chiaro in mente che l’oggetto della predicazione sono i contenuti della nostra fede e la loro incidenza nella nostra vita, spirituale e morale, allora usare il rosario come strumento di predicazione può essere utile.
Provo a spiegarmi: pregare il rosario è meditare i misteri della incarnazione, passione, morte e risurrezione del Signore, a partire da un enunciato scritturistico e sostenuti dalla recita quasi ininterrotta dell’Ave Maria, preghiera che nella sua prima parte è desunta materialmente dal vangelo, con l’aggiunta del nome di Gesù ed è seguita dall’invocazione ecclesiale “santa Maria…”, oppure – ed è a mio avviso il modo migliore – è seguita dalla clausola inerente al mistero che si sta meditando. Il nome di Gesù è al centro, e occupa questo centro in tutta la preghiera, sia che ci si pensi oppure no, e la meditazione del mistero converge nella ripetizione del Nome che è al di sopra di ogni altro nome, il solo in cui possiamo essere salvati. In sintesi: se tutto questo avviene bene ed è corroborato da una lunga consuetudine, a poco a poco pregare il rosario ci familiarizza con la storia di Gesù, e ci fa pregare nel modo giusto, vale a dire “per Cristo, con Cristo e in Cristo”. E questo certamente vale più delle prediche che posso fare io, per quanto mi ingegni!
Se non è pensabile una proposta di questo genere con i “lontani”, senz’altro chi ha già un piede dentro la vita cristiana può spiritualmente crescere molto grazie a un modo di pregare che è fatto e nutrito dalla Parola, meditata e ripetuta.
Questa Parola incessantemente ripetuta comincia con il saluto alla Vergine – “Ave Maria”- e così preghiamo insieme con lei. E comprendiamo, in maniera molto semplice e immediata, come da Maria possano nascere la contemplazione e la predicazione.
fra Enrico Arata