Ci lamentiamo spesso del modo con cui i nostri capitoli conventuali vengono impostati e si svolgono, accentrati quasi esclusivamente sulle questioni economiche. Perché non cercare di vivacizzarli ricorrendo ad un sistema che mi sembra potrebbero dimostrare che siamo anzitutto una comunità e una comunità apostolica, per poterlo diventare sempre di più?

Fra Giordano Muraro ci suggerisce una soluzione.

Scorrere le pagine delle vecchie cronache di un convento a volte può dare l’impressione che non si trattasse della vita di una comunità apostolica, ma di un azienda: tutte le relazioni dei capitoli conventuali sembrano centrate quasi esclusivamente sulla questione economica, dal momento che spesso i conventi possedevano parecchi beni.
Ho constatato che le cose nel tempo non sono cambiate. O meglio sono scomparsi i beni e i frati vivono ormai solo del loro lavoro, ma non è cambiata l’impostazione dei nostri capitoli. Sembra che non abbiano altro argomento da trattare che quello economico e l’economo assorbe quasi tutto il tempo per metterci al corrente delle questioni legate al fatto che anche di pane vive l’uomo. Naturalmente i frati intervengono vivacemente perché è un problema che tocca tutti.
Eppure ci sarebbe un modo per rendere i nostri capitoli un momento di confronto e di crescita comunitaria e apostolica, ed è una soluzione semplicissima: invitare tutti gli ufficiali del convento a fare in ogni capitolo una breve relazione sul loro ufficio. Gli ufficiali sono sei: economo, bibliotecario, receptorum hospitum, sacrista, lettore, infermiere, a cui bisogna a volte aggiungere il parroco. Ognuno ha a disposizione dieci minuti per aggiornare la comunità su quello che avviene, sulle cose che si dovrebbero fare, su proposte per migliorare l’ambito che gli è stata affidato, confrontato con quello che avviene nella società e nella Chiesa. Naturalmente non si tratta di resoconti solo materiali, ma di esposizione di fatti visti alla luce dell’obiettivo di una comunità apostolica. Faccio un esempio. Il receptorum hospitum non racconta solo se ci sono stati ospiti, quanti, perché, la tariffa del soggiorno, e quelli che accogliamo senza tariffa, ecc. ma: cosa significa per noi l’ospitalità in questo momento di forte immigrazione in cui viene a tutti richiesto di essere ospitali; come noi rispondiamo a questa richiesta e se non rispondiamo pur avendo locali liberi, perché? ci sentiamo a posto? Così il bibliotecario: abbiamo una biblioteca comune? come è rifornita? I criteri per l’acquisto, quali sono i nuovi acquisti e perché? abbiamo o non abbiamo riviste, quali, e perché? Così il lector che ormai è diventato un titulus sine re, che serve solo a riempire l’organigramma e sentirsi a posto con le Costituzioni che lo richiedono. Cosa sta avvenendo nel mondo che deve essere conosciuto, commentato e discusso a livello comunitario e che forse i frati oberati di lavoro non hanno il tempo di esaminare. Un esempio: le conclusione del direttivo della CEI: cosa ha detto, quali i problemi che sottolinea e che dovrebbero essere presi in considerazione da una comunità non solo per confrontarsi, ma per vedere se c’è qualcosa da rivedere nella nostra attività apostolica, ecc. Il sacrista può per esempio informarci non solo sulle messe, ma sulle intenzioni delle messe, dal momento che normalmente le celebriamo ad intentionem sacristae senza avere altre informazioni (dove sono state raccolte, da che fedeli e per quali intenzioni…) che sarebbero utili al celebrante anche se generiche. E se non ci sono intenzioni, per chi pensiamo che debbano essere celebrate? L’infermiere può fare un resoconto sulla situazione sanitaria dei frati del convento e informare su come deve reagire la comunità di fronte ad una situazione che vede aumentare gli anziani, come accudirli, come inserirli nell’apostolato che sono ancora in grado di svolgere.
Allora i capitoli sarebbero un momento di riflessione comune su problemi che interessano tutti e rendono viva a partecipata la vita in convento e l’attività apostolica. E non si ridurrebbero ad una rassegna di problemi di natura economica che fanno sembrare che nel convento esista un solo ufficiale, l’economo, e che i frati siano interessati e coinvolti solo nei fatti economici. Si dirà: non è vero che si trattano solo problemi economici. Rispondo: facciamo il calcolo (come si fa per l’auditel delle televisioni) del tempo dedicato alle questioni economiche e il tempo dedicato ad altri argomenti e traiamone le conclusioni!