Quattro conferenze nel Convento di Milano 

La cultura anestetizzante del benessere pare condurre ad un offuscamento della visione antropocentrica che l’economia dovrebbe mantenere. Il condizionale è d’obbligo: infatti, soprattutto nei tempi odierni, non risulta di immediata percezione il fatto che il cuore pulsante delle politiche economiche deve pur sempre rimanere l’uomo, in quanto fonte e al contempo movente delle stesse, e non il mero profitto. Tale visione distorta conduce inevitabilmente ad un’economia dell’esclusione, asettica e scevra di ogni orientamento antropologico. Se è vero infatti che il fine cardine dell’economia è quello di rispondere ai bisogni dell’uomo operando la migliore allocazione possibile delle risorse, tuttavia sul piano pratico, nell’attuale e attanagliante ottica consumistica, l’uomo stesso è ridotto ad uno solo dei suoi bisogni: il consumo. In un certo senso è negato il primato dell’essere umano e si ottiene un sistema economico fragile, frammentato e quanto mai distante dall’etica cristiana.

Per riflettere e sensibilizzare su questo tema, oggi quanto mai attuale, a partire da giovedì 18 gennaio, per quattro settimane consecutive, nel convento di Santa Maria delle Grazie si è tenuto un ciclo di incontri il cui titolo è già di per sé esaustivo: “Nel mondo ma non del mondo? L’impegno politico e sociale del cattolicesimo tra storia e attualità”. Ad intervenire sono stati diversi esperti: Giovanni Bazoli, presidente emerito di Intesa San Paolo, e tre professori di storia economica all’Università Cattolica del Sacro Cuore, Mario Taccolini, Pietro Cafaro e Aldo Carera.

I temi affrontati sono stati innumerevoli. La serata inaugurale, condotta dal professor Giovanni Bazoli, ha offerto una ricca ed articolata analisi storico-politica delle principali vicende che hanno condotto alla crisi tuttora presente, frutto di disuguaglianze, inequità ed esclusione prima ancora che problematiche finanziarie; in seguito sono state presentate due figure centrali per la loro costante attualità, originalità e lungimiranza, ossia i beati Giuseppe Toniolo e Giuseppe Tovini, a cura del professore Taccolini. Nel terzo incontro il professor Cafaro ha ampiamente illustrato il sistema creditizio ad ispirazione cristiana tra Ottocento e Novecento e, infine, nella serata conclusiva, Aldo Carera ha affrontato il tema dell’impegno sociale del sindacato cattolico, ove accanto alla chiara necessità di rappresentare il lavoro, punti di forza sono pure stati la tutela della persona e la condivisione dei suoi innegabili valori.

Sono tematiche di evidente attualità, solo in apparenza distanti l’una dall’altra, ma a ben vedere accomunate dalla profonda ricerca di valori cristiani che il concreto impegno economico, politico e sociale dei cattolici è riuscito ad imprimere. Basti pensare alla meravigliosa opera del beato Giuseppe Toniolo, che fondandosi su valori pienamente cristiani, quali la solidarietà, la compassione, la carità, è stato in grado di trasfonderli sul piano economico, contribuendo allo sviluppo del credito cooperativo. Uno strumento migliore in modo che una banca potesse configurarsi quale erogatrice di un servizio concreto, all’insegna della reciprocità prima ancora della spasmodica ricerca di interessi propri.

Di eguale rilevanza fu anche il beato Giuseppe Tovini, integerrimo esempio di come gli ideali cristiani possano essere vissuti appieno in innumerevoli ambiti, dalle scuole, alle banche, alla politica, alla famiglia.

Si pensi poi a figure come Giulio Pastore, deputato della Democrazia cristiana, sindacalista e fondatore della CISL, nel 1948. Un’impronta, anche questa, di evidente slancio cristiano, ammirevole esempio di come comunità, mercato, politica, Stato ed associazionismo possano non soltanto coesistere ma anche integrarsi vicendevolmente, originando un sindacalismo che pone in primo piano la persona e la condivisione dei suoi valori, prima ancora di considerare il lavoro strettamente inteso. In altri termini, si tratta di un ulteriore esempio virtuoso ed attestante la possibilità di poter intersecare la fede con l’ordinarietà della vita umana finanche nei suoi concreti bisogni.

Il filo conduttore è la visione antropocentrica, una prospettiva cioè che in ogni ambito, a maggior ragione quello economico, legislativo, politico, parta dalle esigenze dell’uomo ed abbia ben impressi quale fine i suoi bisogni. Un modello che è invece sovente soffocato dal capitalismo, da un’economia cieca, da una visione idolatrica del denaro, da una “oggettivizzazione” dell’uomo che allontana costantemente dall’equità, dall’uguaglianza, dalla libertà. La risposta a tutto ciò si sostanzia in una sfida etico-culturale che, sul modello di uomini virtuosi come quelli citati negli incontri, conduca a comprendere che la trasposizione sul piano socio-economico del modello evangelico non risulta dopotutto così irrealizzabile. 

Simone Garavaglia