Lo scorso giovedì 28 dicembre, che oramai, possiamo dire, appartiene all’anno che già ci ha lasciati, ha avuto luogo l’ultimo incontro della Gioventù Domenicana del Veneto. Ancora una volta, ci siamo ritrovati a Padova, questa volta al centro universitario di via Zabarella, luogo piuttosto azzeccato visto il tema dell’incontro.

Radunatici nel mattino, abbiamo innanzitutto aperto la giornata con le consuete Lodi mattutine, nella piccola, ma calda ed accogliente cappellina “sotterranea” del centro universitario. Questa volta, il tema presentato è stato proposto e presentato da fra’ Marco (sì, d’accordo: il sottoscritto), in continuità con la linea “narrativa” tenuta dall’incontro precedente, il quale aveva suscitato un favorevole clima di dialogo collettivo. Oggetto è stato dunque il valore dello studio, con alcuni cenni in riferimento a San Tommaso d’Aquino.

Pertanto, in attesa del lauto banchetto che di lì a poco ci avrebbe imbandito padre Emanuele – oramai a noi e da noi noto ed apprezzato, fra le tante cose, anche per le sue indubbie abilità culinarie –, ci siamo addentrati nei meandri del tema in questione.

In questa prima parte ci siamo soffermati su uno dei primi capitoli introduttivi della “Somma contro i Gentili” di San Tommaso, scritta con intento missionario verso quei popoli ove non era riconosciuta l’autorità di Scrittura e Tradizione, dove l’autore espone le sue intenzioni riguardo il motivo della compilazione dell’opera, mostrando, su tutto, la fondamentale valenza dello studio della sapienza, il quale vince in perfezione, sublimità, utilità e godimento ogni altro compito cui l’uomo può dedicarsi, procurando la beatitudine e l’amicizia con Dio. Sono state fatte numerose osservazioni, molto partecipate, sul valore definitivo della Rivelazione, sul rapporto tra ragione e fede, su quale sia il campo di indagine proprio delle scienze positive.

Mancando ancora un po’ di tempo al pranzo, abbiamo proseguito vedendo come lo studio sia anche feconda sorgente di vita spirituale, secondo quanto suggerito da Umberto di Romans, quinto Maestro dell’Ordine, ai suoi frati. Esso ha infatti valore ascetico, contribuisce alla crescita nella carità, ha bisogno di, ma perfeziona anche, l’umiltà.

Giunta e poi terminata l’ora prandiale, sia perché un poco sonnacchiosi, sia perché in attesa di un orario opportuno per poter celebrare la Santa Messa, abbiamo sfruttato l’occasione per pianificare i prossimi incontri.

Dopo la Messa infine abbiamo potuto proseguire e terminare il tema digià iniziato nel mattino. Per concludere abbiamo infatti analizzato quella virtù che S. Tommaso aveva individuato come “studiosità”, la quale è parte della temperanza e regola secondo retta ragione il desiderio della conoscenza e l’impegno profuso nell’acquistarla, evitando l’eccesso della curiosità e il difetto della negligenza. Anche in questo caso si è aperta la discussione su questa prospettiva – di grande valorizzazione spirituale – di inquadramento dello studio, cui oggigiorno si presta forse poca attenzione, e sul giusto rapporto tra specializzazione settoriale e ampiezza di veduta per un più ampio sguardo culturale.

Se nelle intenzioni avremmo voluto, potendo, passare anche all’altro tema del giorno, incentrato sulle passioni, il tempo fuggevole ci ha costretti a rimandarlo alla prossima volta. Così concludiamo ancora una volta con un saluto e ci lasciamo per ritrovarci a breve!