Lettera di un confratello domenicano a fra Alessandro Amprino, per la sua ordinazione presbiterale del 1° giugno.

Caro fra Alessandro,

ho partecipato alla tua ordinazione insieme a tanti altri nostri confratelli.

Come tante altre volte. Come ogni volta in modo unico e sorprendente.

È stata una splendida festa di famiglia, questa nostra cara famiglia acquisita che è quella dei figli, delle figlie e degli amici di san Domenico.

Ti ho già fatto i miei auguri; tanti altri te li hanno fatti e altri te li faranno e molti sapranno dirti cose più belle e profonde di quelle che ti ho detto e ti posso dire io.

Ma questo posso dirti ancora:

Ama la Chiesa. Ama il suo volto velato.

Amala quando è nascosta e tace.

Amala quando è debole e insignificante.

Amala quando soffre e spera.

Amala quando quasi non si vede.

Amala nei piccoli, negli indecisi e negli ignoranti.

Amala dove potrebbe essere e non è ancora

Amala quando nessuno la ama e non ha altro appoggio che nel suo Signore. E amala anche quando vuole essere vista

e cerca una gloria che non le deve appartenere.

Amala anche quando vuol essere servita e riconosciuta efficace ed efficiente, tradendo sé stessa.

Amala anche quando ti fa soffrire.

Amala anche quando ne vedi solo i limiti e i tradimenti. Amala perché è solo con lei che puoi dire allo sposo: “Vieni!”.

Amala fino a morirne.

Tutto questo vorrei per me e lo auguro a te, due volte fratello, affinché un giorno – e sarà l’ultimo – la sposa disveli la sua bellezza e noi possiamo goderne con tutti i suoi figli.

Ogni volta che noi celebriamo il sacrificio dell’altare, siamo vicini come non mai, un poco come finalmente saremo.

Ti abbraccio forte.

fra Ettore

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