I miliziani dello Stato islamico hanno fatto esplodere, domenica 24 aprile, la chiesa di Nostra Signora dell’Ora, una delle più celebri della città di Mossul, nel nord dell’Iraq. Era famosa per il suo orologio, donato dall’imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III, ai frati domenicani che avevano costruito l’edificio intorno al 1870. Si tratta di un episodio della distruzione sistematica del patrimonio religioso e culturale in atto da quando Mossul è caduta nelle mani dello Stato islamico; questo gruppo terrorista si è impegnato ad annientare la memoria storica della città: non solo chiese e monasteri cristiani, ma anche mete di pellegrinaggi mussulmani e vestigia archeologiche di importanti monumenti assiri. Prima della guerra dell’Iraq del 2003, la città di Mossul, dove coabitavano, a fianco di una maggioranza di Sunniti, Cristiani, Yezidi, Curdi, Assiri, Armeni e Turcomanni, contava più di quaranta fra chiese e monasteri.
A Bagdad, le fonti del Patriarcato di Babilonia dei Caldei, attribuiscono l’atto vandalico ai miliziani dello Stato islamico, informazione confermata su Twitter dall’ambasciata britannica in Iraq. Secondo fonti locali i jiadisti avevano evacuato la zona intorno alla chiesa e rubato tutto quello che si poteva portare via prima di far saltare le cariche. Storicamente legata alla Francia, questa chiesa latina caratterizzava in maniera unica il profilo del centro storico di Mossul, soprattutto grazie all’orologio del suo campanile, il primo installato in terra iraqena. Secondo l’agenzia Fides non si può escludere che la chiesa sia stata devastata perché considerata legata alla Francia, essendo della provincia francese i Domenicani che la officiavano.
Nel cortile della chiesa si trovava una replica della grotta di Lourdes, con una statua della Vergine -“Nostra Signora dei Miracoli”- a cui si rivolgevano in preghiera non soltanto i parrocchiani ma anche Musulmani e Yezidi. “I rintocchi dell’orologio hanno scandito la nostra giovinezza, quando Mossul era una città in cui si conviveva in pace”- racconta suor Luigina Sako, superiora della casa romana delle suore caldee Figlie di Maria -“mi ricordo che, durante gli studi, quando avevamo un esame importante, tutti, Cristiani e Mussulmani, andavamo a portare i biglietti con le nostre suppliche alla grotta di Lourdes presso quella chiesa, grotta che i nostri amici mussulmani conoscevano e veneravano come casa della Vergine dei Miracoli”.