Una giornata in prenoviziato

“Coraggio, alzati, ti chiama!” (Mc 10, 49).

Queste parole, rivolte al cieco Bartimeo, risuonano da secoli nel cuore di coloro che, mossi dallo Spirito, si mettono alla sequela del Signore Gesù per discernere la sua volontà. Sono parole forti, decise, chiare, ma anche cariche di tenerezza. Sicuramente diedero forza ai primi discepoli, riempirono di entusiasmo gli apostoli, infusero tenacia e speranza in Domenico di Caleruega per formare un nuovo Ordine dedito alla predicazione, alla carità della Verità. Sono le parole che ogni prenovizio probabilmente sente nel cuore quando, al mattino, la sveglia ridesta dal sonno della notte per chiamare la Comunità Domenicana di Bergamo alla preghiera corale. Ogni mattino, così come in tutti i momenti della preghiera comunitaria, ci sentiamo chiamati e incoraggiati a rendere lode a Dio per i benefici del suo amore. La Liturgia delle Ore (Ufficio delle Letture, Lodi, Ora Media, Vespri e Compieta) scandisce la giornata della comunità e del prenoviziato; una chiamata continua a cui ogni giorno, passo dopo passo, rispondiamo con la nostra lode, il nostro ringraziamento, con una progressiva adesione al progetto d’amore che il Signore ha per ognuno di noi. Chi inizia un percorso di discernimento vocazionale potrebbe pensare che la chiamata del Signore passi attraverso eventi grandi, spettacolari, sconvolgenti, impetuosi; in prenoviziato però, dopo qualche tempo di ambientamento, si sperimenta chiaramente che più spesso il Signore parla “nella brezza leggera” (1Re 19, 11) delle piccole cose quotidiane: dai momenti di studio alle risate in compagnia, dagli incontri di approfondimento del catechismo, al lavaggio serale dei bicchieri in cucina, dagli accesi dibattiti per la ricerca del bene e della verità sorseggiando un caffè, al meritato riposo durante il film del sabato sera (sempre accompagnato da deliziose leccornie!). L’esperienza del prenoviziato si dispiega nel tempo; un tempo speciale dove, all’interno di una comune chiamata del Signore, cresciamo nel discernimento della sua volontà, nella conoscenza di noi stessi e dei fratelli che non abbiamo scelto ma che ci sono stati posti vicino. Come Isaia, che profetizzava un germoglio di novità e fecondità (Is 43,19), così ogni prenovizio sperimenta giorno dopo giorno che l’opera di Dio, in questo tempo speciale, si realizza attraverso un delicato e paziente lavoro di “innesto” in una pianta secolare, come l’Ordine dei Predicatori, di ogni vita personale. Chi ha cura delle piante sa che tutto ciò richiede tempo e qualche “potatura”! Bisogna tagliare qualche ramo secco della nostra vita, che passa attraverso la consapevolezza e l’accorgersi della preziosità della vita comune, ma che tuttavia richiede qualche ritocco; non sempre è facile camminare fianco a fianco con altri ragazzi provenienti da luoghi, storie ed esperienze molto diverse. Qualche accesa “disputatio” potrebbe rallentare la digestione di qualcuno, che preferirebbe un po’ di silenzio, così come lo studio del latino potrebbe mettere a dura prova le meningi di un altro. Se da un lato “l’oro si prova nel fuoco”(Sir 2, 5) delle inevitabili difficoltà della vita quotidiana, l’esperienza di avere dei fratelli che camminano insieme giorno dopo giorno, suscita in ognuno di noi la gioia del dono; è un dono infatti avere un fratello che tiene un piatto caldo per te, e aspetta con trepidazione il tuo ritorno dopo qualche giorno passato in famiglia; è un dono il fratello che con pazienza ti aiuta nella declinazione dei verbi latini; è un dono colui che con una battuta di spirito riporta il sorriso e solleva l’animo. È’ dono la pazienza di un frate che, dopo molti anni di vita religiosa, si impegna senza stancarsi per farti azzeccare la giusta nota di un’antifona gregoriana. Tutto ciò, scrutato con lenti prettamente umane, perderebbe molto del suo significato se gli occhi della fede non aiutassero ciascuno di noi a capire che il cammino di scoperta e di amore della verità, tanto a cuore a S. Domenico e a coloro che nei secoli a lui si sono ispirati, passa attraverso le sfide e le gioie di ogni giorno; una “spiritualità dell’incarnazione” che in questo tempo di prenoviziato non indica una bella teoria, ma una gioiosa realtà. Tutto ciò appare come un delicato lavoro di cesellamento e di pulizia delle proprie fragilità, difficoltà e ferite interiori, come un sapiente orafo che lucida con pazienza e amore un gioiello per portarlo al suo originale splendore, che nel nostro caso è la luce della verità e dell’amore di Dio per noi. Sebbene sia un tesoro prezioso, rimane tale solo se condiviso con altri, e fatto fruttificare; è ciò che la sapienza dell’Ordine ha condensato nella celebre espressione di Tommaso d’Aquino “Contemplari et contemplata aliis tradere”. Una sfida certo, ma che viene vissuta in una grande Famiglia che ormai da otto secoli cammina verso il Signore, e che ancora oggi, in un piccolo convento di Bergamo, aiuta al risveglio mattutino ogni ragazzo che timidamente muove i primi passi nella vita religiosa, a esclamare con gioia come il salmista “Ecco Signore io vengo per fare la Tua volontà” (Sal 39). 

I prenovizi