Il 1° aprile del 1945, anche allora giorno di Pasqua, moriva nel campo di sterminio nazista di Dachau fra Giuseppe Girotti; il 24 aprile del 2014 veniva solennemente beatificato, come martire, nel duomo di Alba, sua città natale. Lo ricordiamo in questo stesso 1° aprile con il discorso che un suo confratello domenicano deportato, fra Leonard Roth, tenne tre giorni dopo durante i funerali. Questo discorso accenna soltanto brevemente alla straordinaria opera di sostegno e di soccorso agli ebrei minacciati di sterminio a cui padre Girotti si era dedicato e che finì per costargli la vita. È morto per i nostri “fratelli maggiori” e ha testimoniato in modo straordinario la sua fede, la sua carità e la sua speranza. Noi Domenicani dell’Italia del nord lo abbiamo tutti nel cuore e lo preghiamo con affetto: era davvero uno di noi e il migliore di noi. Ci è di esempio, di stimolo e di consolazione.

P. Giuseppe Maria Girotti O.P., per il quale abbiamo appena celebrato il Santo Sacrifìcio della Messa, nacque ad Alba, in Piemonte, nell’Italia settentrionale, nel 1905.

Finito il ginnasio a Chieri, entrò nell’Ordine dei Predicatori e studiò teologia a Roma, nel collegio chiamato “Angelicum”.

Dai Superiori venne quindi mandato a Gerusalemme, presso l’École Biblique, ove per due anni attese con diligenza e fervore allo studio della Sacra Scrittura, avendo per maestro il P. Lagrange O.P

Ottenuta la laurea di Dottore, si recò in alcuni dei più illustri collegi e biblioteche di Francia, Spagna, Belgio, Ungheria, Austria oltre che dell’Oriente, cercando un contatto personale coi professori che eccellevano per autorità in cose riguardanti la Sacra Scrittura.

Con la massima ammirazione si dedicò allo studio delle opere critiche via via pubblicate in Germania, e perciò durante la prigionia aveva in animo di imparare la lingua tedesca.

Tornato in Italia, divenne professore a Torino e tenne lezioni in diverse scuole, cioè nel seminario del proprio Ordine e nel seminario dell’Istituto Missioni della Consolata”.

In Italia P. Girotti era ritenuto una grande autorità per quel che riguardava la Sacra Scrittura, e non a torto. Scrisse diverse opere che spiccano in modo singolare nelle letteratura scientifica italiana. Continuando l’iniziativa del P. Sales, O.P, intendeva portare a termine i commentari che quegli aveva cominciato in modo così eccellente. Pertanto pubblicò dottissimi commenti ai libri Sapienziali e al profeta Isaia.

Scrisse molte cose, molte di più ne stava preparando, cioè: una antologia del Talmud, un manuale biblico, il commento al Profeta Geremia, una Bibbia illustrata, studi sul monachesimo orientale, e infine una vita popolare di san Giuseppe, per il quale nutriva una speciale e tenerissima devozione.

Eppure non gli fu possibile portare a termine ciò a cui attendeva con ardente desiderio. Nel mese di agosto del 1944 fu arrestato in Italia per gli atti di carità con i quali aveva aiutato alcuni profughi ebrei.

Deportato dapprima nel carcere di Bolzano, nel mese di ottobre 1944 giunse nel notissimo campo di concentramento di Dachau presso Monaco, nella Germania Superiore.

Fin dall’inizio, le sue forze cominciarono a venir meno per la fame e per le altre sofferenze, cosicché presto si ammalò. Nel mese di marzo gli sopraggiunsero dolori fortissimi, che tuttavia sopportava con ammirabile pazienza. Alla fine fu costretto a entrare nell’infermeria del campo per una malattia ulcerosa detta “cancro”. In breve tempo, le sue forze vennero meno tanto rapidamente che gli stessi medici disperavano della sua guarigione.

Il nostro Padre Girotti ebbe vivissimo il desiderio di ritornare in patria per continuare i suoi studi. Non gli fu possibile. Il nostro confratello carissimo si addormentò nel Signore più in fretta del previsto, nella infermeria del campo di Dachau, proprio il giorno di Pasqua, 1° aprile 1945, caro a tutti per la sua umiltà e modestia.

Voi stessi, fratelli carissimi, avete conosciuto abbastanza P. Girotti. Eccelleva in tre virtù, nelle quali ci sia di continuo esempio. Era insigne per singolare semplicità, nonostante la sua dottrina: difficilmente qualcuno avrebbe immaginato in lui l’esimio dottore, perché era molto alieno dalla superbia e dalla esaltazione. Era mite nel giudicare, così da non confondere mai nessuno e da scusare tutti, il più possibile, specialmente chi sbagliava in cose scientifiche. Soprattutto poi era ardente nello studio del Verbo divino, che, per misericordia di Dio, è depositato per noi nella Sacra Scrittura.

Perciò, si può sperare che per intercessione del Verbo divino che è Cristo, abbia conseguito la misericordia di Dio Padre. Tuttavia, poiché nessun essere umano passa su questa terra senza macchiarsi di molte imperfezioni e peccati, vi prego insistentemente, fratelli carissimi, di raccomandare l’anima del nostro P. Girotti alla divina misericordia con le vostre preghiere.

scritto a Dachau in Germania il 3 aprile 1945

P. Léonard Roth