L’incontro di Espaces Pistoia 2017

Riflettere insieme sulla fede, la società, la pastorale, la storia: gli incontri del piccolo gruppo di Espaces è una delle rare occasioni che noi frati abbiamo per farlo. Allora, il 16 novembre sono andato anch’io a Pistoia, dove ho trovato, oltre fra Alessandro Cortesi, superiore del convento, anche fra Ulrich Engel e fra Thomas Eggensperger, animatori dell’istituto di ricerca berlinese “Dominique Chenu” e fra Ignace Berten, noto teologo belga. È stato un bel momento di colloquio fraterno, formazione permanente, riflessione teologica, confronto di esperienze e scambio di buone pratiche (soprattutto per quanto riguarda le attività culturali).

Il punto di partenza è stato il commento che Thomas ha fatto della lettera del maestro dell’Ordine “Inviati ad annunciare il Vangelo”. Thomas ha mostrato la sintonia tra la lettera di Cadoré e il documento di Espaces6 linee di frattura” (edito da Cortesi e Monge per i tipi di Nerbini nel 2017), che individuava sei ambiti critici della contemporaneità che spingono ad uscire da modelli usuali di pensare per assumere il rischio di stare responsabilmente nel presente accogliendo le chiamate dello Spirito che da esso provengono.

Queste linee di frattura sono:

1. La salvaguardia del creato;

2. Identità, soggettività, corporeità;

3. La comunità;

4. Migranti in Europa;

5. L’esperienza di Dio in un contesto multireligioso;

6. Gli Ordini religiosi e la Chiesa.

Un punto su cui ci siamo trovati tutti concordi è stata l’esigenza di imparare a pensare teologicamente a partire dal prossimo che incontriamo e che sfida le nostre sicurezze e certezze, illuminati così – come dice Gaudium et Spes 46 – dal Vangelo e dall’esperienza. Come ha scritto Claudio Monge in un articolo che ha inviato al gruppo, si tratta di risignificare l’idea di Dio a partire dalla condizione umana.

Le riflessioni proposte da Ignace, me e Alessandro hanno riguardato le ultime tre linee di frattura. Ignace si è concentrato sulle difficoltà del dibattito intraecclesiastico intorno ad Amoris Laetitia. Io, partendo dalla sfida di rendere comprensibile i contenuti della nostra fede a chi ne è completamente estraneo (ovvero ai giovani di cultura islamica dı Istanbul), ho ragionato sul bisogno di analogie che rendano possibile il dialogo interreligioso. Alessandro, infine, dopo una dettagliata analisi dei fenomeni migratori attuali, ci ha invitati a pensare le migrazioni a partire da Gesù Cristo, in quanto straniero egli stesso e in quanto accogliente nei confronti degli stranieri, sfidando, così, le nostre paure e chiusure.

Dal dibattito conclusivo sono emersi alcuni ambiti antropologici sui quali proseguire una riflessione teologica comune: il conflitto, la ricerca della felicità, la sofferenza e la paura. Ora ognuno è chiamato a continuare la riflessione nei luoghi della propria missione, per poi tornare insieme a condividerla la prossima estate.

fra Luca Refatti